In questi giorni ricorrono i 25 anni della firma del Trattato di Maastricht che ha portato l’Europa alla moneta unica, ma non all’unità politica.
Sempre in questi giorni, in queste ultime settimane, il nazionalismo della destra europea sta dando nuove prove della sua esistenza. Solo per citare un paio di occasioni: l’incontro di Coblenza, in Germania, del 21 gennaio scorso con Marine Le Pen, Geert Wilders, Fruke Petry e Matteo Salvini tutti allineati su uno stesso palco. E poi il 5 febbraio a Lione, l’avvio scenografico della campagna elettorale di Le Pen per le presidenziali francesi.
Maastricht e i nazionalismi europei. Il simbolo dell’austerità e il pericolo della destra xenofoba e populista.
Come salvare l’Europa dalle due minacce?
E’ la domanda che Memos ha rivolto ai suoi ospiti di oggi (dopo la puntata di ieri): l’economista Salvatore Biasco e lo storico Adriano Prosperi.
«Innanzitutto – risponde il professor Biasco – è un compito che spetta alle forze democratiche, socialiste dell’Unione europea che dovrebbero mettere in campo un progetto alternativo. C’è bisogno di un pensiero globale. L’Europa – aggiunge l’economista – ha bisogno di essere sviluppata da un punto di vista sociale. Non è possibile questa divisione che si sta allargando tra chi ha e chi non ha. Va approfondito tutto l’aspetto delle regole, dell’architettura, della modalità con cui si prendono le decisioni e quindi della legittimità dell’Europa. Ma la cosa più urgente in questo momento – conclude Biasco – sono le politiche. L’Europa è la dimensione nella quale si possono pensare politiche di crescita, di investimento, di infrastrutturazione».
E per Adriano Prosperi, come si salva l’Europa da Maastricht e dai nazionalismi?
«Bisogna rafforzare la democrazia, ricondurre i cittadini alla partecipazione», risponde lo storico. «Il referendum sulla Costituzione in Italia ha fatto il miracolo di risvegliare una parte delusa, appartata, della popolazione. E’ stato sconfitto un disegno che riduceva la partecipazione dei cittadini. Bisogna tener presente che il corpo sociale è un corpo vivente: lo si può avvelenare, indottrinare falsamente, oppure lo si può attirare in un gioco democratico in cui la candela valga il gioco. Si tratta – conclude il professor Prosperi – di tornare a partecipare in modo attivo alla lotta per l’Europa».
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