Nel 2003, Marco Bellocchio firmava Buongiorno, notte, il suo film sul sequestro Moro ispirato al libro Il prigioniero scritto dall’ex terrorista Anna Laura Braghetti. Il presidente della Democrazia cristiana era impersonato da Roberto Herlitzka, ma il punto di vista privilegiato della narrazione era la brigatista (dal nome fittizio) Chiara, interpretata da Maya Sansa. La sequenza finale, soprattutto, non poteva non restare impressa nella memoria: Bellocchio sceglieva di regalare un finale alternativo alla Storia, forse un sogno, forse una possibilità di riscatto, soprattutto per gli spettatori; Chiara decideva di liberare Moro, che usciva così nella città all’alba, alla vigilia, chissà, di un risveglio nuovo per l’Italia intera. 19 anni dopo, sugli schermi arriva Esterno notte.
È la prima volta che Marco Bellocchio si cimenta con la serialità televisiva, e torna nuovamente sul rapimento e la morte di Aldo Moro, e su quel periodo cruciale della Storia italiana. Esterno notte è stata presentata fuori concorso al Festival di Cannes la scorsa primavera, ed è poi uscita al cinema, a maggio e a giugno, divisa in due parti. In tanti, ancora oggi per un malcelato senso di “inferiorità” del mezzo televisivo, l’hanno definita un “film lungo” 330 minuti, ma i sei episodi di cui si compone hanno una decisa scansione seriale, visto che ognuno è dedicato a un diverso personaggio.
Il primo e l’ultimo ad Aldo Moro stesso, come a far da cornice, in apertura con la presentazione del personaggio, della situazione politica, del rapimento avvenuto nel marzo 1978 in via Fani, il giorno dell’insediamento del nuovo governo frutto del compromesso storico; e nella puntata finale con la conclusione tragica della vicenda; i quattro episodi centrali si concentrano, rispettivamente, sull’allora ministro degli interni Francesco Cossiga, su Papa Paolo VI, sulla brigatista Adriana Faranda e sulla moglie di Moro, Eleonora, provando così a restituire, come attraverso un prisma, le mille sfaccettature di una vicenda complessa e di un paese frammentato.
I sei episodi andranno in onda due alla volta su Rai1, in prima serata, il 14, 15 e 17 novembre, ma i primi due sono già disponibili su RaiPlay, dove poi naturalmente approderà anche il resto della serie. Buongiorno, notte ed Esterno notte sono due opere molto diverse, nonostante lo stesso argomento e lo stesso regista, e se il film del 2003 lavorava su spazi chiusi e una temporalità circoscritta, questa miniserie cerca di allargare lo sguardo, “uscire” dallo spazio della prigionia, sia metaforico sia letterale, e forse anche qui sta il senso di quell’”Esterno” nel titolo.
Anche in Esterno notte c’è però una sequenza che differisce dalla realtà, ed è la primissima scena (per questo, ci sentiamo di dire, non è spoiler): nella prima immagine Aldo Moro è vivo, è stato liberato dalle BR, sebbene sofferente, e in rotta con i colleghi di partito. Lo interpreta Fabrizio Gifuni, da un lato in una mimesi molto vicina all’originale, dall’altro incorniciato in inquadrature che ne rivelano sempre un aspetto per certi versi cristologico, per altri paterno. Gifuni, e non è un caso, non incontra il personaggio per la prima volta: aveva interpretato Moro nel film Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, ma anche e soprattutto a teatro, nello spettacolo del 2019 Con il vostro irridente silenzio – Studio sulle lettere dalla prigionia e sul memoriale di Aldo Moro.
Margherita Buy è la moglie Eleonora, Toni Servillo papa Paolo VI, Fausto Russo Alesi (frequente collaboratore di Bellocchio) è Cossiga, Daniela Marra (già vista nelle serie Il cacciatore, Squadra antimafia, I Medici) è Adriana Faranda. Alla sceneggiatura, oltre allo stesso Bellocchio, ci sono Stefano Bises – uno dei più importanti nomi della serialità italiana (da Gomorra a Il miracolo a The New Pope…) – e Ludovica Rampoldi e Davide Serino, che non a caso hanno scritto la serie Sky 1992-1993-1994, e sono dunque abituati a impastare la Storia recente del nostro paese con la fiction.
E rivelarne così, proprio nel confronto con una rimessa in scena narrativa, non solo le trame segrete ma, soprattutto, gli spartiacque storici, le ipotesi di possibili futuri stroncate per sempre da quel che accadde nei 55 giorni che separarono l’attentato di via Fani dal ritrovamento del cadavere in via Caetani.