“Il paradigma della diseguaglianza non basta più. Bisogna cercare altri modi di interpretare e capire il presente. L’idea di espulsione mi sembra la più adatta”. Lo dice Saskia Sassen, la sociologa ed economista americana che stasera, alle 17.45, terrà una lectio magistralis in occasione della prima giornata del Salone dell’Editoria Sociale, a Roma.
Il Salone, anche quest’anno, rappresenta un’occasione di incontro tra case editrici ed organizzazioni del Terzo Settore. Per quattro giorni, fino al 25 ottobre, negli Spazi di Porta Futuro a Roma, scrittori, studiosi, editori, operatori si confrontano sul tema della “gioventù bruciata, tra crisi e riscatto”. Oltre quaranta gli eventi in programma, per riflettere, come scrivono nell’introduzione Goffredo Fofi e Giulio Marcon, “su una generazione precaria, travolta dal consumismo e dal fuoco vacuo delle vanità, ma che cerca faticosamente la propria strada anche dentro una crisi epocale, che segnala il passaggio dalla società dell’eguaglianza alla società dell’espulsione”.
Tra gli ospiti del Salone, oltre a Saskia Sassen, ci sono l’attivista Vandana Shiva e lo storico della University of London Donald Sassoon, studioso del movimento socialista europeo. In programma dibattiti sulle novità pastorali di papa Francesco, “Due o tre cose che so di lei”, sugli sviluppi del femminismo oggi, la nuova “questione meridionale” e le contraddizioni insite nell’“utopia del digitale”. In chiusura del Salone, domenica, amici e colleghi ricorderanno Luca Rastello, lo scrittore recentemente scomparso che molto spazio, nella sua opera, ha dedicato alla ricerca sociale.
L’evento di apertura, stasera, è però dedicato al nuovo libro di Saskia Sassen, Espulsioni. Brutalità e complessità nell’economia globale, pubblicato alcune settimane fa dal Mulino. Secondo la Sassen, i vecchi modelli interpretativi, quelli basati sull’antitesi tra capitalismo e socialismo, sulle grandi costruzioni ideologiche otto/novecentesche, sugli indici di povertà e ricchezza, non bastano più. Il nostro mondo, secondo la Sassen, è percorso da fenomeni mai prima sperimentati, e mai così brutali: di esclusione, disparità, disperazione.
L’espulsione è invece, secondo la Sassen, un fenomeno molto più adatto a interpretare quello che stiamo vivendo: espulsione di masse di lavoratori dai processi produttivi; espulsione di migliaia di persone da Paesi devastati dalle guerre; espulsione dei migranti dai Paesi in cui cercano salvezza; e ancora espulsione di tante persone che vengono incarcerate nelle società occidentali, espulsione dai diritti sociali, civili, di cittadinanza; ed infine espulsione della stessa Terra dalla vita, con l’inquinamento e la morte che gli uomini portano all’ambiente.
“Le nostre città sono sempre più belle – ci ha detto Saskia Sassen nel corso di un recente incontro a New York – ma noi, intellettuali del mondo occidentale, giornalisti, opinionisti, non sembriamo più essere capaci di vedere il grado di distruzione e privazione che tocca fette sempre più ampie del nostro mondo.
Ascolta l’intervista a Saskia Sassen