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Tratto dal podcast
Prisma di lun 15/06 (prima parte)
Coronavirus | 2020-06-15
Il calcio di inizio per la maturità 2020, dopo mesi di isolamento domiciliare e didattica a distanza a causa della pandemia di COVID-19, è fissato per il 17 giugno prossimo. L’esame sarà in presenza, come disposto dal Ministero dell’Istruzione, e si svolgerà con modalità molto diverse rispetto agli anni precedenti.
Cesare Botti, dirigente scolastico del liceo artistico statale “Giacomo e Pio Manzù” di Bergamo e presidente di commissione per gli esami di maturità 2020, spiega a Radio Popolare come si svolgerà la maturità 2020.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Claudio Jampaglia a Prisma.
Lei sarà commissario, giusto?
Sì, sono presidente in una commissione. Questa mattina c’è l’insediamento delle varie commissioni e quindi ci sono alcuni lavori propedeutici in vista della partenza di mercoledì alle 8.30 con i colloqui.
Come sarà la maturità?
Quest’anno, rispetto agli altri anni, non ci sono né le prima né la seconda prova. Al Ministero hanno pensato, all’interno del colloquio, di innestare due momenti che in qualche modo richiamano le prime due prove: l’elaborato dell’indirizzo, concordato dagli studenti con il loro docente di indirizzo e che dovrebbe sostituire la seconda prova, e l’analisi di un testo letterario affrontato durante l’anno che in qualche modo dovrebbe richiamare la prima prova.
Dal punto di vista dello svolgimento della prova si è cercato di trovare dei trait d’union con quella che era la versione tradizionale e ufficiale dell’esame. In aggiunta, come lo scorso anno, allo studente verrà proposto un materiale – può essere un’immagine, un testo, un elaborato o un progetto – da cui inizierà a fare una sorta di discussione pluridisciplinare. L’esame toccherà anche altre due parti: il percorso trasversale per le competenze e l’orientamento e alcuni aspetti della cittadinanza e della Costituzione.
Sarà una bella emozione per i ragazzi varcare quella soglia dopo tanti mesi di assenza.
Sicuramente. Hanno tutti manifestato il desiderio di fare l’esame e chiudere il loro percorso di cinque anni in presenza. Dal punto di vista di noi dirigenti che abbiamo dovuto organizzare tutto sul fronte della sicurezza sarebbe stato molto più comodo e veloce svolgere l’esame in videoconferenza, ma dal punto di vista motivazionale è chiaro che avere gli studenti presenti permetterà loro di esprimere il raggiungimento delle loro competenze e del loro lavoro quinquennale è più giusto.