Enrico Rossi, attuale governatore della Toscana, si candida a guidare la segretaria del PD. “Sono un outsider, nel senso che non sono sostenuto da nessuna compagine dell’attuale classe dirigente”, spiega ai microfoni di Radio Popolare.
Nato a Bientina, in provincia di Pisa, 58 anni fa, Rossi dice di voler superare l’alternativa tra renzismo e anti-renzismo su cui il Partito democratico sembra essersi impantanato. “Voglio riportare il Pd su un asse politico diverso, più a sinistra”, spiega. Tra le sue priorità, c’è quella di una maggiore eguaguaglianza e giustizia sociale, “valori su cui è nata la sinistra”.
Il giudizio che Rossi dà di Matteo Renzi non è negativo, tutt’altro. “Ha fatto molte cose, ha individuato molti problemi e impresso un dinamismo che prima non c’era”, racconta Rossi. Ciò non toglie che il premier abbia compiuto degli errori. “Troppe promesse di detassazione indiscriminata”, prosegue il governatore della Toscana, che ritiene si debba fare di più anche in tema di lotta all’evasione fiscale, alle povertà, per l’implementazione di politiche attive sul lavoro e per maggiori investimenti in infrastrutture, ambiente e opere pubbliche.
“E’ una legge amputata“, dice Enrico Rossi, quando gli chiediamo un giudizio sulle unioni civili. “Secondo me, è un problema destinato a riaprirsi – aggiunge – perché la Corte Europea ci aveva chiesto pari diritti tra eterosessuali e omosessuali”. Ciò non toglie, spiega ancora Rossi, che “Renzi sulle unioni civili abbia comunque dato un segnale importante”.
La cosa che più distanzia Rossi dall’attuale presidente del consiglio è però la forma-partito. “Dobbiamo restare un partito di miliatnti, radicato nel territorio”. Nessuna nostalgia, ma il Pd non può essere “un puro comitato elettorale”.
Infine Enrico Rossi si esprime anche sulle primarie di Milano. “Avrei votato Majorino“, dice. “Sala è un bravo tecnico, ma è stato un errore farlo passare come un uomo di sinistra“.
Ascolta l’intervista a Enrico Rossi andata in onda nel corso di “Il demone del tardi”