Il 17 settembre a Los Angeles – la cerimonia è stata trasmessa anche in Italia, in diretta durante la notte da Rai4 – sono stati assegnati gli Emmy Awards, ovvero gli Oscar della tv, i premi più importanti destinati al piccolo schermo americano.
Il bilancio più interessante, a giochi fatti, è lo storico pareggio tra Netflix e HBO: la piattaforma streaming ha portato a casa in totale, contando anche tutte le categorie tecniche, 23 statuette, proprio come il prestigioso canale via cavo che da circa 20 anni dominava la gara della tv di qualità. È un dato importante perché testimonia un notevole cambiamento nelle abitudini di visione degli spettatori che si allontanano dalla tv tradizionale e dal palinsesto fisso per scegliere cosa guardare e quando dentro un’offerta vasta: una trasformazione che si ripercuote su tutta l’industria, sul modo in cui le serie vengono realizzate, scritte, prodotte.
Se dobbiamo nominare un solo titolo da incoronare trionfatore, però, non è Netflix ma Amazon Prime Video la vincitrice: la strepitosa commedia La fantastica signora Maisel ha agguantato otto trofei, due dei quali per la sua autrice Amy Sherman-Palladino, la prima persona a vincere sia per la scrittura sia per la regia. Miglior serie drammatica Il trono di spade, scelta sorprendente soprattutto perché la serie è andata in onda l’ultima volta l’estate scorsa, e la nuova stagione – che poi sarà anche l’ultima – non arriverà sui piccoli schermi prima della primavera 2019.
Tra le miniserie e tv movie (una categoria interessante da analizzare perché raccoglie opere diversissime tra loro e dimostra come anche le forme televisive siano sempre più fluide) domina American Crime Story: L’assassinio di Gianni Versace, con il suo protagonista rivelazione Darren Criss. Altri attori meritatamente premiati: Henry Winkler, l’ex Fonzie di Happy Days, per la comedy Barry, Thandie Newton che ha imparato il giapponese antico per Westworld, Claire Foy che ha incarnato la regina Elisabetta in The Crown, lo straordinario Matthew Rhys protagonista di The Americans.
Snobbati ingiustificati: la seconda stagione di Atlanta e la terza di Twin Peaks, forse troppo sperimentali entrambe. Per anni Netflix ha cercato una legittimazione nei premi oltre che nel numero sempre crescente di abbonati, e in questo 2018, contando anche il Leone d’oro vinto a Venezia per il film di Alfonso Cuarón Roma, pare aver raggiunto il suo obiettivo, certificando nel frattempo il suo metodo “produrre tanto, produrre tutto, produrre vario”: non ha una sola serie forte – com’è Il trono di spade per HBO – ma tante serie per tutti, da The Crown a Stranger Things a Godless a Black Mirror.
Per sapere come andrà davvero a finire, e quanto alla lunga modificherà il panorama mediale, la risposta è sempre la stessa: aspettare la prossima puntata.