Il Barcellona quest’anno si è dovuto accontentare di Liga e Coppa nazionale, Pep Guardiola non ha regalato al Bayern la Champions nei suoi tre anni di permanenza in Baviera.
La finale di San Siro, in calendario il 28 maggio, non sarà tra due collettivi famosi e amati per la qualità del loro gioco, ma tra una squadra che punta forte sulle individualità come il Real Madrid e la solidità dei meccanismi che Diego Simeone ha fatto metabolizzare ai cugini dell’Atletico.
L’ex giocatore interista rappresenta al meglio il nuovo corso del pallone, che non pare più tanto devoto a possesso palla e geometrie e punta forte sulla tattica.
I Colchoneros esaltano la fisicità degli 11 in campo, giocano dietro la linea del pallone e, se necessario, mostrano i tacchetti.
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La stessa attitudine pratica, ciascuno con le proprie caratteristiche, è alla base dei successi degli ultimi anni della Juventus. Per non parlare del Leicester di Ranieri, che ha vinto la Premier League con corsa, muscoli e cervello.
Ma è davvero cambiato il calcio? Lo abbiamo chiesto a mister Emiliano Mondonico, una vita sulle panchine della nostra penisola.