Approfondimenti

Elly Schlein è radicale, no è comunista, anzi 5 Stelle

Elly Schlein, incontra i cittadini nel mercato di Porta Palazzo di Torino, 25 febbraio 2023. ANSA/JESSICA PASQUALON

È abbastanza interessante vedere come hanno reagito i giornali della destra alla vittoria di Elly Schlein alle primarie. E’ interessante soprattutto perché la rassegna mostra come la cosa abbia mandato il mondo della destra in confusione interpretativa, la si accusa di una cosa ma anche dell’opposto, in un corto circuito totale.

Vediamo, dunque.

Iniziamo dal Giornale, diretto da Augusto Minzolini. Per il Giornale, da domenica abbiamo il “Movimento 5 Schlein”, questo il titolone di stamattina.

Minzolini argomenta poi il battutone nel suo editoriale spiegando che “è morto il vecchio partito nato dalla fusione tra Ds e Margherita”, adesso c’è “un soggetto confuso paragrillino”

Ma se per il Giornale il Pd è diventato i 5 stelle, per il direttore del Foglio Claudio Cerasa invece Elly Schlein è “il vecchio travestito da contemporaneo”, “sembra moderna, ma la sua piattaforma è quanto di più nostalgico ci possa essere”, scrive testualmente Cerasa, “uno sguardo antico che considera i figli della globalizzazione come i nemici del popolo”.

Allora, fin qui siamo a due: Schlein grillina e Schlein antimoderna, antiglobalista.

Ma andiamo avanti: per la Verità di Maurizio Belpietro invece “è nato un nuovo partito radicale, seppur senza il carisma di Pannella”, questo è il titolo che interpreta la svolta delle primarie. Anche qui il paragone con il partito radicale è retto da un editoriale del direttore.

E siamo a tre: Schlein 5 stelle, Schlein antimoderna, Schlein radicale.

Per fortuna però ci sono anche Libero e il Tempo.

Per Libero Schlein è tutto un “pugni chiusi e Berlinguer, birra Peroni familiare e Internazionale cantata a squarciagola”, mentre il Tempo titola “ComunistElly”.

E fin qui siamo a 4: Schlein grillina, Schlein antimoderna, Schlein radicale e Schlein comunista.

Ma non è finita, perché se si va nelle pagine interne di tutti questi giornali si trova anche molto altro: Schlein è come Fedez, Schlein è come Mélenchon, Schlein è come Landini, Schlein è come Murgia, Schlein è come Corbyn, Schlein è come Tsipras, Schlein è come la Rackete, con Schlein torna D’Alema, Schlein è una “figurina aliena”, Schlein è “elitista”, Schlein è “nichilista”, Schlein è “un’ecovandala di Ultima generazione”, Schlein è la “gattoparda di Franceschini”, Schlein è “agli ordini di Goffredo Bettini”, Schlein è “solo diritti niente doveri”, anzi Schlein è “illiberale e statalista”, Schlein “si fa le canne per consolarsi delle sconfitte della sinistra”, “a Schlein piace l’anarchico Còspito”, Schlein è solo “socialconfusione”, anzi Schlein è “modaiola e convenzionale”.

Infine (attenzione questa è bella, presa dal Foglio) Schlein è “un’accabadora d’Occidente, devota più al verbo del gender che al verbo di Dio, filiale italiana dell’ideologia globale”.

E qui appunto si raggiunge il massimo, perché sullo stesso giornale, il Foglio, in un articolo Schlein è il male antiglobalista e in un altro è il male globalista. Mettetevi d’accordo, viene da dire.

In sintesi: prima non l’hanno vista arrivare, e ora che è arrivata non ci stanno capendo niente.

  • Autore articolo
    Alessandro Gilioli
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