
In Germania con il 28,6% dei voti l’unione centrista Cdu-Csu guidata da Friedrich Merz ha vinto le elezioni legislative che si sono tenute ieri. I socialdemocratici del cancelliere Olaf Scholz registrano un crollo di oltre 9 punti, e col 16,4% diventano la terza formazione politica dietro l’ultradestra dell’Afd, che raddoppia i consensi rispetto al 2021 ed è il secondo partito con il 20,8%.
In calo anche i Verdi, fermi all’11,6%, mentre cresce il partito di sinistra Die Linke, che sfiora il 9%. Restano fuori dal parlamento il partito di Sahra Wagenknecht, che manca per un soffio la soglia del 5%, e i liberali al 4,3%. L’ipotesi più probabile è quella di una nuova edizione della Grosse koalition, cioè di un esecutivo Cdu ed Spd, a guida cristiano-democratica. Da Berlino il nostro collaboratore Walter Rahue:
I tre partiti della disciolta coalizione semaforo del Cancelliere Scholz sono i grandi perdenti di queste elezioni. I socialdemocratici hanno incassato il loro peggior risultato di sempre. Liberali della FPD non hanno nemmeno superato la soglia del 5% e anche per i Verdi le cose non sono andate meglio. La maggioranza dei tedeschi ha votato a favore di una svolta politica e di un nuovo governo. Questo verrà guidato dal leader dei cristiano democratici, Friedrich Merz, che in campagna elettorale aveva promesso profondi cambiamenti in campo economico e in tema di immigrazione. Per realizzarli il nuovo cancelliere avrà però bisogno di sostegno di un futuro alleato di governo e questo sarà con ogni probabilità il Partito Socialdemocratico. Friedrich Merz dovrà scendere a compromessi. Venire incontro, ad esempio, alla richiesta dell’SPD riformare la legge sul freno del debito o di rinunciare ai drastici tagli dei sussidi sociali. In tema di politica estera, di sostegno all’Ucraina o di limitazione dell’ingresso di profughi in Germania, le differenze fra CDU e SPD non sembrano insormontabili, ma prima ancora di concreti cambiamenti in campo economico, sociale o di sicurezza interna, la maggioranza degli elettori si augura stabilità e affidabilità politica: il nuovo governo e i partiti che lo comporranno sono condannati al successo. In caso contrario, ad approfittarne sarebbe nuovamente l’ultradestra della AFD che già ieri è riuscita a conquistare un quinto dell’elettorato. Anche la sinistra ha trovato però una nuova patria politica, quella del partito post-comunista della Die Linke, che nelle grandi città, fra i giovani e le donne, ha fatto man bassa di voti: a Berlino il partito ha raggiunto addirittura il 22% dei consensi e, a livello nazionale, quasi il 9%.