Il ballottaggio di domenica in Perù sarà una sfida tutta a destra: la figlia dell’ex dittatore Fujimori contro un neo-liberista convinto. Quindi nessuna differenza fra i due? Invece sì. I legami di Keiko Fujimori con i narcotrafficanti e la criminalità organizzata fanno paura a molti peruviani.
La battaglia fra la quarantenne Keiko Fujimori e il 77enne Pedro Pablo Kuczynski sarà all’ultimo voto. Keiko è in testa nei sondaggi, ma i peruviani sono famosi per scegliere il loro presidente all’ultimo minuto: sono gli indecisi che sempre fanno la differenza.
L’ombra di Alberto Fujimori, in carcere per corruzione e tortura, pesa grandemente su queste elezioni. Almeno un terzo dei peruviani considera Keiko corresponsabile delle politiche del padre. Fujimori fece incarcerare sua moglie e nel 1994 nominò la figlia primera dama, una carica di grande influenza in Perù.
“Keiko non poteva non sapere della corruzione del suo regime, degli squadroni della morte, delle donne sterilizzate a forza”, dicono i suoi oppositori. La candidata ha assicurato che non farà scarcerare il padre e ha preso le distanze da alcuni dei suoi atti più controversi, come l’autogolpe del 1992 quando Alberto Fujimori esautorò il Congresso. Ma non abbastanza da sembrare sincera.
Lo stile populista di Keiko è simile a quello del padre e il suo cavallo di battaglia è la promessa di una lotta spietata contro il terrorismo, contro il crimine e la corruzione, utilizzando l’esercito per pattugliare le strade e reintroducendo la pena di morte.
Eppure, proprio sul tema della lotta al crimine, Keiko – nelle ultime settimane – è risultata poco credibile. Alcuni suoi stretti collaboratori sono stati accusati di corruzione (inclusi legami con il narcotraffico). I loro tentativi di manipolare le prove hanno solo peggiorato la situazione.
Pare che la DEA, l’Agenzia statunitense per la lotta al narcotraffico, stia indagando il segretario generale del Partito di Keiko, Joaquín Ramírez, per riciclaggio di denaro sporco. Ramírez – un ex bigliettaio di autobus diventato improvvisamente ricchissimo – non sa spiegare le origini della sua fortuna. Sostiene che nel 2014 tutta la sua documentazione contabile è andata bruciata in un incidente stradale subìto dal taxi su cui stava viaggiando.
I vignettisti peruviani si sono sbizzarriti, ironizzando sulla strana abitudine di Ramírez di viaggiare in taxi portandosi dietro ogni volta chili e chili di faldoni. Non poteva lasciarli in ufficio come fanno tutti?
Ramirez è considerato il principale finanziatore di Fuerza Popular e possiede gli edifici che ospitano molte sedi del partito. Non possiede però la sede di Fuerza Popular a San Juan de Lurigancho, un popoloso quartiere di Lima: nei giorni scorsi è emerso infatti che l’edificio appartiene a una banda di spietati delinquenti locali. L’ennesimo scandalo.
Desta sospetti anche la vicinanza di Keiko alla lobby delle miniere illegali, che stanno avvelenando le acque del bacino amazzonico peruviano. Ma la cosa che più fa pensare è il fatto che ben cinque dei nuovi congressisti di Forza Popolare appena eletti siano indagati per riciclaggio di denaro sporco.
Il rivale Pedro Pablo Kuczynski non ha mancato di ricordare agli elettori tutti queste nuove scoperte, nell’ultimo faccia a faccia televisivo che i due candidati hanno avuto. Keiko ha cercato di contrattaccare, accusando PPK di aver svenduto a imprese estere il gas peruviano, quando era premier. Ma aveva molto meno cartucce a disposizione rispetto al suo avversario.
Pedro Pablo – così lo chiamano i suoi supporter – ha evocato il fantasma di un Paese governato dai trafficanti, se vincerà Keiko. Omicidi nelle strade, bande che si fronteggiano, sparizioni, minacce, violenze: uno scenario colombiano o messicano, uno scenario che fa paura.
Ha convinto persino gli ex candidati che lo avevano combattuto al primo turno e che domenica gli concederanno il loro “voto critico”: Veronika Mendoza, nuova stella della sinistra, e Julio Guzmàn, un outsider centrista che probabilmente sarebbe diventato il nuovo presidente del Perù, se non fosse stato escluso dalla corsa con un cavillo.
“Keiko Fujimori è completamente compromessa dalla corruzione, dalla mafia e dal narcotraffico”, ha detto Veronica Mendoza. “Kuczynski è un avversario in un contesto democratico, Keiko Fujimori è una minaccia alla democrazia”, ha spiegato Guzmán – che solo poche settimane fa invitava a votare nullo e invece ora appoggia PPK.
Insomma: ancora una volta in Perù la competizione non è fra destra e sinistra, o fra due visioni della politica o dell’economia: la sfida è fra fujimorismo e anti-fujimorismo. Keiko è di nuovo riuscita a coalizzare tutti partiti – destra e sinistra – contro di lei, come avvenne cinque anni fa. Dunque va al ballottaggio senza appoggi. Ma è comunque forte, sostenuta da una campagna elettorale lunga e martellante, finanziata da un’enorme iniezione di denaro che gli altri candidati non hanno.
Da cinque anni Keiko ha preso la rincorsa, girando in lungo e in largo il Paese. È riuscita ad aprire sedi di partito ovunque, ha inondato le tv di spot; anche le piccole radio dei villaggi parlano di lei, perché i giornalisti sono a libro-paga. Il suo sorriso di plastica campeggia in tutto il Perù sui manifesti elettorali: anche a 4.000 metri di altezza, nelle più sperdute località andine, dove non arriva la corrente elettrica. Una sproporzione gigantesca rispetto agli altri candidati.
Ma tanti peruviani hanno ancora paura del fujimorismo e lo considerano il peggiore degli incubi. Tanto da organizzare in tutto il Paese manifestazioni anti-Keiko, invece che manifestazioni pro-altri candidati. Martedì scorso centomila persone hanno percorso le strade di Lima gridando “Fujimori nunca más” (mai più), “No al narco-estado”, “Democracia sì, dictadura no”.
Ormai solo alcuni gruppi della sinistra radicale sostengono che i due candidati siano entrambi di destra e quindi uguali, e bisogna votare bianco o nullo. Hanno coniato lo slogan “No a PPKeiko”, fondendo i due nomi. Quanto seguito avranno?
Negli ultimi sondaggi Keiko era in vantaggio su Kuczynski di 4 punti e in Perù nessuno sa dire se riuscirà a mantenere il distacco dal suo avversario. Nel Sud del Paese, le comunità andine che più soffrirono durante la dittatura dei Fujimori le voteranno contro, questo è certo. Anche Lima, dove la gente è più cosciente e informata, forse non si farà conquistare.
Ma in tante città della costa, gli abitanti non hanno un brutto ricordo di Fujimori, anzi: per loro è stato l’unico capace di vincere il terrorismo di Sendero Luminoso negli anni ’80. Una battaglia a cui non hanno assistito, perché si svolgeva altrove, all’interno del Paese. Per loro Keiko Fujimori è soprattutto la figlia di suo padre, l’uomo “forte” che ha risolto tanti problemi. E pazienza per i diritti umani violati. Anche in queste elezioni il Perù farà i conti con il suo passato.