Divisi alle elezioni politiche, insieme alle Regionali. Pierluigi Bersani, tra i fondatori di Liberi e Uguali, è al lavoro per un’alleanza tra LeU e PD in Lazio e in Lombardia, ma il percorso è accidentato.
Un’intesa è possibile?
“Ci stiamo lavorando e non abbiamo bisogno di appelli: che l’unità sia meglio delle divisioni è come dire “viva la mamma”, bisogna porsi il problema di come mai nel centrosinistra, nel suo popolo, si è creata una divisione. Se bastasse dire ‘andiamo tutti insieme perché c’è la destra’ avremmo vinto anche a Genova e a La Spezia. Bisogna provarci andando più a fondo su alcuni temi, il welfare, la sanità, l’ambiente. C’è bisogno che il confronto con la destra sia un confronto dove si vedano le differenze, non vuol dire solo ammucchiarsi, ma avere un programma alternativo”.
Nel Lazio si è governato insieme, e molti elettori non comprenderebbero una divisione…
“Il centrosinistra nel Lazio, sia per il profilo di chi lo rappresenta che per i contenuti, è più nettamente alternativo alla destra. In Lombardia questo tema è più complicato, più sfumato, però noi stiamo lavorando, possiamo provarci”.
C’è una maggiore possibilità ora in Lombardia, grazie al passo indietro di Maroni ?
“Certo, il passo indietro di Maroni ha creato una novità, ma non facciamone una questione di persone, non illudiamoci: la destra è radicata, per unire il popolo di centrosinistra e combattere la destra bisogna andare a fondo sui temi, quando vincemmo in Lombardia vincemmo dappertutto perché ci presentammo con un profilo di sinistra di governo, sicura delle proprie proposte e non radicalizzata. Recuperare dopo questi anni – per come poi è diventato il profilo del Partito Democratico – non è semplice, non pensiamo che ci aiuti troppo il fatto che ci sia Fontana invece di Maroni”.
Cosa pensa di questa campagna elettorale all’insegna dell ‘’abolire tutto’?
“Mi dispiace che si metta tutto nel mucchio, sull’università abbiamo fatto proposte di riforme, con il fisco progressivo contiamo di togliere le tasse universitarie e il numero chiuso, lavorando sui meritevoli e capaci, come si fa in Germania, Svezia e Nord Europa. Gli altri promettono miracoli, non riforme: mille euro di pensione, abolizione del canone. E’ demagogia che non porta da nessuna parte”.
A Bologna le piacerebbe competere di più con Pierferdinando Casini o con Sandra Zampa?
“Vedremo dove andrò, per me va bene tutto: il mio test è girare per strada – e fin qui mi trattano con benevolenza”.