Umbria centro d’Italia, non solo geografico. La corsa dei capipartito tra Perugia e Terni di questi giorni, in vista delle elezioni in Umbria, è la testimonianza più chiara del valore nazionale del primo voto dopo l’insediamento del governo Pd-5Stelle.
Sotto osservazione è proprio la tenuta dell’alleanza tra Zingaretti e Di Maio dall’assalto del centrodestra tornato unito, seppur a trazione marcatamente leghista.
Domenica si vota con un anno di anticipo per l’inchiesta sulla corruzione nei concorsi della sanità, che ha portato all’arresto del segretario del Pd umbro Gianpiero Bocci e l’assessore regionale alla Salute Luca Barberini, e le dimissioni della Presidente Katiuscia Marini.
La regione è sempre stata governata dal centrosinistra. Ma le 3 città principali, i capoluoghi Perugia, Terni e poi Foligno, oggi hanno sindaci di centrodestra: nn è l’unica indicazione a far pensare ad un imminente cambio epocale anche in regione.
I candidati sono in tutto 9, ma la corsa per vincere sembra limitata a Donatella Tesei, senatrice della Lega ed ex sindaca di Montefalco, candidata del centrodestra unito, e Vincenzo Bianconi, candidato del Partito Democratico insieme al Movimento 5 Stelle. Bianconi è presidente di Federalberghi Umbria.
Puntano ad entrare nel consiglio regionale anche Claudio Ricci, ex sindaco di Assisi, indipendente di centrodestra supportato da liste civiche e Rossano Rubicondi, operaio ed ex sindacalista candidato del Partito Comunista.
Per Bianconi una corsa in salita
Più che i sondaggi, a segnare una partenza ad handicap per Bianconi è l’andamento di tutte le ultime elezioni: dalle regionali del 2015, in Umbria gli equilibri politici sono completamente cambiati.
In 4 anni il PD ha perso quasi un quinto dei suoi voti, passando dai 125.000 del 2015 ai 107000 delle ultime europee. Non va meglio ai 5stelle, che dopo aver triplicato i voti alle politiche del 2018, raccogliendo circa 140.000 preferenze, sono crollati a 65.000 alle europee.
Dove sono andati questi voti? Tra l’astensione e la Lega. Passata dai 49.000 voti del 2015, ai 103.000 del 2018, ai 171.000 delle europee di maggio.
Nel centrodestra sono abbastanza sicuri di vincere. Temono solo che l’alto numero di indecisi possa infine restare nel centrosinistra. Ma il voto identitario non sembra più così granitico. Questo anche a causa delle controversie della candidatura di Bianconi, e lo scandalo sanità che di fatto ha rappresentato la fine del Sistema Umbria, dove l’80% del bilancio riguarda proprio il settore sanitario.
L’Umbria, il PD e le Coop
Sintomatico è il fermento nel mondo cooperativo, storico bacino di voti del centrosinistra con 700 imprese e 20.000 lavoratori, e un peso politico non indifferente.
L’innesco è stato l’uscita pubblica dell’ex presidente delle Cooperative del centro Italia, Giorgio Raggi, che ha duramente criticato la candidatura di Bianconi mettendo pubblicamente in dubbio il suo voto proprio per le simpatie di destra dell’imprenditore, piuttosto note in tutta la regione.
“C’è poi qualcosa di completamente oscuro che rende difficile la scelta del voto e che spero possa essere chiarito – ha scritto Raggi in una lunga lettera aperta al commissario del PD umbro Verini – è, come capirai, già difficile convincere i compagni a votare un candidato tifoso della destra fino a ieri, ma la difficoltà aumenta se le posizioni rimangono quelle espresse finora“.
Ad esempio: “Non sono di sinistra né di destra”. Che vuol dire? Se è così cade la motivazione dell’appello al voto contro l’avvento di Salvini e della destra al governo dell’Umbria! E’ evidente che diventa un appello contraddittorio!
“Raggi parla a titolo personale” ha cercato di metterci una toppa il suo successore Antonio Bomarsi. Ma la voragine ormai si era aperta. “Le Coop umbre sono autonome, non fanno politica, non hanno candidati e dialogano con tutti” è stato il macigno ribadito in seguito da Dino Ricci, vice-presidente dell’Alleanza delle Cooperative italiane e Presidente di Legacoop Umbria.
Un candidato discusso e un’alleanza difficile
L’alleanza tra Pd e 5 stelle, sulla scia dell’intesa al governo nazionale, arriva dopo un percorso piuttosto difficile, che ha portato a scegliere un candidato civico, con l’obbiettivo di portare via voti allo schieramento opposto. Ma le note simpatie di destra, oltre a creare dubbi nella base, non sono l’unico elemento controverso della candidatura di Bianconi.
L’imprenditore è finito nel polverone per i fondi post-terremoto ottenuti dai suoi hotel a Norcia, il principale comune del Cratere. “Bianconi è il padrone di Norcia”, dicono maliziosamente nell’importante centro turistico dove il candidato possiede buona parte delle strutture alberghiere.
A Ottobre è emerso un potenziale, gigantesco conflitto di interessi. Al 30 settembre gli unici due decreti emanati sulla ricostruzione post sisma sono proprio quelli per gli hotel della sua famiglia.
Nulla di illegale: ma se vincesse, Bianconi da presidente della regione si troverebbe a gestire quegli stessi fondi di cui è anche beneficiario. Lui ha annunciato le dimissioni dalle aziende di famiglia, ma non è certo bastato a placare i malumori in un’area dove la ricostruzione non è mai veramente partita.
Il paradosso è che a sollevare il polverone è stato proprio il PD, con un’interpellanza presentata alcuni mesi prima che Bianconi fosse anche solo lontanamente preso in considerazione come candidato. La stessa interpellanza a cui il sindaco di Norcia, Nicola Alemanno del centrodestra, ha risposto poco dopo l’ufficializzazione della candidatura.
Per ora nel PD i dissensi si contengono a fatica, ma l’area della ex presidente Marini è pronta alla resa dei conti in caso di un risultato fortemente negativo.
Le elezioni in Umbria e i mal di pancia dei 5 stelle
Non va meglio nel movimento 5 stelle, dove lo scandalo sanità e i conflitti di interesse di Bianconi stanno suscitando più di qualche mal di pancia tra la base.
L’alleanza col PD ha fatto saltare l’immagine di “Partito anti sistema” dei grillini, defilati in una campagna elettorale sottotono segnata più dalle apparizioni di Di Maio che dal lavoro sul territorio, al punto che è stato lo stesso capo politico a dover intervenire:
Molti nostri candidati in Umbria mi hanno detto che ora non possono parlare male del Pd. Io ho risposto: puoi anche farlo, ma sei sicuro che serva ancora parlare male degli altri? Noi dobbiamo parlare di quello che vogliamo fare noi.
Tra i principali portavoce del malcontento c’è la consigliera regionale uscente Maria Grazia Carbonari, colei che con le sue denunce politiche ha sollevato lo scandalo dei concorsi nella sanità, portando all’arresto dei vertici regionali del partito di cui ora i 5 stelle sono alleati. Altro paradosso di queste elezioni.
La Lega e il vento in poppa di Tesei
Sembra invece inarrestabile la corsa di Donatella Tesei. Prima di essere senatrice, è stata per due mandati sindaca di Montefalco. E’ sotto indagine dalla corte dei conti per un buco di circa 1,2 milioni di euro lasciato nelle casse comunali. Punto debole oggetto di attacco dei suoi avversari politici, trasformato in ulteriore punto di forza.
Più che da sprechi o spese poco chiare, il buco sembra generato da copiosi finanziamenti erogati nella zona famosa per la produzione del vino Sagrantino. L’area è esponenzialmente cresciuta in termini economici e strutturali, una delle poche isole felici dell’Umbria, fatto che rende l’accusa di malagestione un’arma spuntata.
Tanto più che è iniziata la corsa per saltare sul suo carro: esponenti del mondo produttivo e cooperativo “spostati” verso il centrodestra, compresi diversi ex dirigenti della Banca Popolare di Spoleto, finita commissariata.
Il centrodestra qui ha una forte matrice conservatrice: non a caso la ritrovata armonia tra Berlusconi, Meloni e Salvini si è celebrata qui in Umbria ospiti dei movimenti pro-vita e pro-famiglia tradizionale. La Lega però non è forte solo nelle aree più ricche della regione.
Elezioni in Umbria e le zone del terremoto
L’Umbria è stata colpita dal Sisma del centro italia del 2016, di cui il 30 ottobre si ricorrerà l’anniversario. Come nel resto delle regioni la ricostruzione è molto in ritardo.
Il cratere conta nella regione una decina di comuni. I più colpiti sono stati Acquasanta, Norcia, la frazione di Castelluccio, il comune di Preci, completamente distrutto.
L’analisi dell’affluenza nelle ultime elezioni non mostra una particolare disaffezione, né un’indicazione univoca. È abbastanza a macchia di leopardo con comuni dove alle ultime tornate ha votato poco più del 50%, e altri dove ha votato quasi il 90%.
Quello che colpisce è l’esplosione della Lega e la “punizione” dei partiti che hanno governato prima. Ad esempio, alle europee: Ad Acquasanta la Lega è arrivata al 53%, a Cascia al 55%, a Norcia al 40% (nel 2018 era al 14%), a Preci al 43 contro il 12 delle precedenti votazioni.
Il caso di Terni, centro e fulcro della campagna elettorale
La Lega è poi particolarmente forte a Terni, ex città rossa e operaia colpita dalla dura crisi industriale della sua fabbrica simbolo, l’Acciaieria AST, che ha trascinato tutto l’indotto.
Abbandonata e trascurata dal potere locale, incapace di trovare un’alternativa all’industria pesante, la città si è buttata verso destra grazie ad una Lega abile nell’indirizzare il malcontento per la disoccupazione e la crisi contro il solito nemico: gli stranieri.
Qui gli immigrati residenti sono circa il 10% della popolazione cittadina, un dato piuttosto alto per le aree interne ma nella media se pensiamo alle aree produttive e industriali. “Qui parli con cinquantenni e sessantenni chiamati Palmiro dai genitori, in onore di Togliatti, ma che oggi sono militanti leghisti” spiega Eugenio Raspi, ex operaio dell’AST licenziato nel 2014 dopo una durissima vertenza, e diventato scrittore.
I suoi libri, “Inox” e “Tuttofumo” sono un affresco puntuale della città e del suo momento difficile.
Non a caso proprio a Terni chiuderanno la campagna elettorale tutti i principali leader politici: venerdì, l’ultimo giorno prima del silenzio, nel giro di poche ore le piazze Ternane ospiteranno Berlusconi, Meloni e Salvini, in contemporanea a Zingaretti, che spera di trovare tra le ciminiere gli ultimi voti per non iniziare con una sconfitta il percorso con i 5 Stelle.