Avviso ai naviganti. Il centrodestra è tornato. Sarà stato l’effetto Dudù. O più realisticamente il fatto che la domanda di centrodestra è ancora forte.
Il voto amministrativo dice tante cose: più o meno la metà dell’elettorato continua a non sentirsi rappresentato. Il Movimento 5 Stelle paga gli esempi di cattiva amministrazione, Roma su tutti, l’emergere di divisioni profonde come quelle sulla legge elettorale, lo scarto tra il voto amministrativo, più legato alle persone e ai dati concreti, e quello politico, dove è più logico che si esprima il voto antisistema. Per il 5 Stelle è una sconfitta, non una disfatta. I risultati sono tali da lasciare margini per un recupero nelle urne quando si voterà per il Parlamento.
Il centrodestra unito, invece, va bene. A distanza di ormai sei anni dalla fine ingloriosa del Governo Berlusconi, dalle successive condanne, interdizioni dai pubblici uffici, affidamento ai servizi sociali del fondatore di Forza Italia, l’area si riorganizza dopo una campagna di ricostruzione di una immagine presentabile, passata anche dal Berlusconi che ama gli animali e accarezza gli agnellini. E gli elettori rispondono.
La conseguenza più immediata è che le larghe intese sono morte. Lo schema del centrodestra ha superato il test e con quello Forza Italia andrà alle elezioni, assieme a Lega e Fratelli d’Italia.
L’effetto sarà, o meglio dovrebbe essere, che dall’altra parte si riorganizzi il centro-sinistra, di cui si è ricominciato a discutere dopo l’affossamento della legge elettorale cosiddetta “tedesca” la scorsa settimana. Dal Pd renziano arrivano però segnali chiari dell’insofferenza verso uno schema che vincoli il partito a una alleanza che pare essere considerata solo in assenza di altre opzioni. Il responsabile degli Enti Locali del Pd, Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, questa mattina intervistato da Radio Popolare ha affermato che la prospettiva è quella di alleanze sia con la sinistra che con il centro. Non esattamente un viatico a un dialogo semplice con Mdp e con Pisapia, quest’ultimo peraltro stoppato nelle sue ambizioni di fare le primarie di coalizione e di costruire un programma comune dal responsabile della segreteria Pd, Lorenzo Guerini.
Negli ultimi 5 anni i tre fenomeni nuovi della politica italiana sono stati Grillo, il Renzi del 40 per cento alle elezioni europee e l’astensionismo di milioni di persone che aspettano offerte credibili per tornare alla propria casa politica. Fatti nuovi nati dopo il terremoto politico del 2011, il crollo di Berlusconi travolto dagli scandali e dai disastri in campo economico del suo Governo.
Ecco perché il dato più interessante del voto di ieri è il ritorno del centrodestra.
Che futuro avrà la narrazione renziana del voto Pd che si allarga ad altri settori della società, mai raggiunti in passato? Quali conseguenze ci saranno sul voto finito al Movimento 5 Stelle? Il presidente della Regione Lombardia, il leghista Roberto Maroni, oggi era particolarmente soddisfatto e parlando dei 5 Stelle auspicava: “la spinta che loro hanno interpretato fin qui potrebbe finire da un’altra parte”