Il filosofo della scienza e matematico Giulio Giorello ci ha lasciati il 15 giugno. Oggi vogliamo riproporvi un’intervista che rilasciò a Cult in occasione di Bookcity 2014 per la presentazione del libro “Noi che abbiamo l’animo libero. Quando Amleto incontra Cleopatra” scritto da Giulio Giorello insieme a Edoardo Boncinelli.
Amleto incontra Cleopatra. Due personaggi assolutamente proverbiali, non solo per chi conosce ed ama Shakespeare, che sono stati scelti da voi per un motivo speciale. Vi incontrate a metà strada, lei e Boncinelli: prima andate per conto vostro.
Ciascuno con un suo saggio. Io comincio con la figura di Cleopatra, Edoardo Boncinelli sceglie Amleto come rappresentante dell’umanità nel senso più ampio del termine. Io ho preferito Cleopatra per la femminilità, ma anche per il grande coraggio che la regina egiziana mostra nella sua resistenza all’imperialismo romano. È la figura di una grande sovrana, quasi dea, ma nello stesso tempo di una ribelle, una persona che lotta per i propri diritti come donna, come egiziana e come diversa rispetto agli standard che Roma vuole imporre al Mondo. La sua è una lezione che vale per ogni popolo che si ribella a forme imperialistiche e difende il proprio insieme di diritti. La Cleopatra storica, che ci arriva attraverso Plutarco, è insieme greca ed egiziana perché riprende la tradizione dei faraoni, ma nello stesso tempo viene dalla stirpe di Alessandro Magno, dei generali che avevano ricostruito la civiltà che poi si chiama ellenistica dopo la distruzione dell’impero persiano. È una figura storica molto complessa, una grande figura drammatica che ha questa tensione verso l’infinito che la rende una buona compagna per Amleto. Anche lui è un ribelle e ha una tensione verso l’infinito. Ad un certo punto dice “vorrei essere re dello spazio infinito. L’unica cosa che mi blocca è che faccio brutti sogni“. Secondo me leggere Cleopatra e leggere Amleto, e leggere Shakespeare più in generale, vuol dire cominciare a liberarsi dei propri brutti sogni. È per questo che Shakespeare lo sentiamo ancora oggi così vicino. Shakespeare non è un autore cupo, è un autore pieno di battute, di giochi di parole, di allusioni e di scherzi anche in temi molto drammatici. Pensiamo alle battute che piacciono molto al mio amico Boncinelli che fa Amleto quando prende in giro Polonio o quando si beffa di Rosencrantz e Guildenstern. È un grande gioco linguistico e il divertimento è assicurato nelle commedie e anche nelle tragedie più cupe.
Si dice che forse l’umorismo in senso britannico nacque proprio attraverso il modo in cui le popolazioni assistevano ai drammi di Shakespeare, anche perché spesso gli stessi comici che le mettevano in scena erano quelli che facevano i drammi giocosi e le cose più semplici nello stesso tipo di teatro. Erano tutti uomini ed erano abituati anche a fare del trasformismo teatrale.
Trasformismo teatrale e anche transgender in molti casi, perché il travestitismo è la chiave intera per intendere una delle più belle commedie di Shakespeare, “La dodicesima notte”. Io all’inizio volevo partire con Viola, ma poi ho pensato che fosse meglio Cleopatra. Anche lì c’è l’ombra del travestitismo: a un certo punto lei e il romano Antonio che dalla regina d’Egitto è stato sedotto, si scambiano i vestiti. Antonio si veste da donna e si mette la corona della regina, mentre lei prende la spada e la pelle di leone che ricorda Ercole. È veramente uno scambio di genere. Cleopatra non è una donna onesta, una vera lady britannica come Ottavia, suo contraltare in Antonio e Cleopatra. È una donna che i romani giudicano lasciva, corrotta e lussuriosa e lei se ne fa gloria al punto tale che persino i suoi nemici le riconoscono una potenza infinita. Siamo nel periodo di tempo in cui gli astronomi e i fisici scoprono il mondo senza confini di Giordano Bruno, il Mondo che non ha involucro e il cui centro è in ogni punto. È il Mondo di un conflitto senza pari, la scoperta di una conflittualità dal basso.
Come funziona un pomeriggio tra Giulio Giorello ed Edoardo Boncinelli?
Ci vediamo a casa sua di solito, perchè lui è più ordinato di me. Se lui venisse a casa mia dovrebbe fare lo slalom tra i volumi gettati sul pavimento. Funziona con del caffè e bevande fresche, con un registratore che raccoglie le battute di ciascuno, una persona che ci sta vicino e poi trascrive tutto.
Non è la prima volta che io e Boncinelli lavoriamo assieme. Avevamo scritto un libretto intitolato “Lo scimmione intelligente” per Rizzoli. Lì era tutto in dialogo completo, mentre qui abbiamo fatto un saggio a testa e poi il dialogo a metà del libro. Io mi trovo molto bene e credo che anche Edoardo si trovi molto bene con me perché partiamo da premesse talvolta antitetiche, anche come educazione scientifica. Io sono un matematico di formazione che ha fatto il filosofo. Lui è un fisico che ha fatto il biologo, ma lui forse ama più di me la parola poetica.
Foto dalla pagina Facebook di Radio3 Scienza