La criminalità organizzata in Lombardia è un dato di fatto. Quasi nessuno ormai si azzarda a contestarlo, contrariamente a qualche anno fa, quando perfino il Prefetto Gian Valerio Lombardi disse che a Milano la mafia non esisteva.
Un conto è saperlo e dichiararsi contro la mafia, un conto è accorgersi che la questione può toccarti da vicino. Ma proprio vicino vicino.
È quello che è successo ai genitori di una scuola elementare milanese che nei giorni scorsi hanno dovuto riflettere e interrogarsi: due compagni di classe dei loro figli, sei e sette anni, hanno un papà che vive sotto tutela, minacciato da Cosa Nostra. Si chiama Gianluca Calì: la sua storia la abbiamo già raccontato da questo sito.
Alcuni papà e alcune mamme erano – e forse sono ancora – preoccupati: con una lettera avevano chiesto alla scuola più sicurezza e che i figli di Gianluca Calì entrassero ed uscissero da scuola da un ingresso secondario e non in orario canonico. Calì ha reso pubblica la lettera e la notizia è stata ripresa da molti giornali. E come spesso capita, forse anche un po’ esagerata.
Fuori da scuola, infatti, il pomeriggio alle quattro e mezza, i genitori sono tranquilli, almeno quelli disposti a parlare al microfono.
Alle cinque, sistemati i bambini, mamme e papà entrano loro a scuola per incontrare proprio Gianluca Calì, parlargli e farsi raccontare. Un incontro privato, ammessi solo i genitori i cui nomi sono segnati su un elenco. Dura un’oretta nella palestra strapiena, dice chi c’era. Questo il racconto di una rappresentante di istituto appena uscita.
La testimonianza di una rappresentante di istituto
Anche Gianluca Calì alla fine è soddisfatto