Una vita dedicata alla lotta ai tumori. Umberto Veronesi è morto nella sua casa milanese dopo che nelle ultime settimane le sue condizioni di salute si erano aggravate. Avrebbe compiuto 91 anni il 28 di novembre. E’ stato fondatore e presidente della Fondazione per la ricerca sul cancro che porta il suo nome, ministro della Sanità nel secondo governo Amato e senatore.
“Il mondo ha bisogno di scienza e ragione”, è stato il messaggio che il grande oncologo ha lasciato alla sua Fondazione, che ha voluto rendere pubbliche queste parole. Scienza e ragione: Veronesi oltre che un innovatore nel suo campo è stato anche un paladino delle battaglie per la laicità dello Stato, favorevole alla legalizzazione delle droghe leggere, all’ eutanasia e ai matrimoni omosessuali.
In oncologia come è noto Umberto Veronesi ha rivoluzionato la cura del tumore al seno, inventando la ‘quadrantectomia‘ per fare in modo che il corpo della donna malata non venisse devastato dal bisturi. Questa tecnica, che lo ha reso noto in tutto il mondo e che prevede l’asportazione della sola parte di seno colpita dalla malattia conservando il resto, oggi è diventata patrimonio delle sale operatorie. Ma negli anni ’70-’80 Veronesi dovette vincere le resistenze di chirurghi ancorati a una visione tradizionale centrata sull’intervento radicale.
“Negli anni in cui la mastectomia era un dogma inattaccabile – raccontava Veronesi – mi sono accorto che il terrore della mutilazione spingeva le donne a nascondere quel nodulo comparso all’improvviso. Fino all’esplosione della malattia”. Cambiare il corso delle cose, “sembrava una battaglia persa in partenza perché tutto il mondo medico credeva” che fare ‘tabula rasa’ del seno malato “fosse l’unica strada per salvare le donne. Ci sono voluti anni per fargli cambiare idea. Intanto fui accusato di essere un folle visionario”.
Il 1981 è l’anno della consacrazione: sul ‘New England Journal of Medicine’ viene pubblicato un suo studio condotto su 700 donne per confrontare l’efficacia di mastectomia e quadrantectomia. Le probabilità di guarigione risultano sovrapponibili, con il vantaggio che la quadrantectomia salva anche la qualità della vita. Il resto è storia.
“Era un genio – ci ha detto il professor Andrea De Censi, oncologo che a lungo ha lavorato con Umberto Veronesi. “Dalla conservazione della mammella, alla terapia preventiva per le persone ad alto rischio, al linfonodo sentinella: la sua creatività nella ricerca ha cambiato la storia della medicina“.
Ascolta l’intervista al prof. De Censi di Flavia Mosca Goretta