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Nel 1943, M.S. Swaminathan era ancora uno studente all’università del Kerala, e la grande carestia del Bengala lo colpì profondamente. “Ha segnato la mia carriera”, scriveva qualche anno fa in un articolo sul Guardian. Tre milioni di persone morirono di fame quell’anno e Swaminathan decise di usare i suoi studi in agraria per fare qualcosa. Questo è il motivo per cui oggi, nel giorno in cui Swaminathan – che aveva 98 anni – muore nella sua casa a Chennai, l’India lo ricorda come l’uomo che mise fine alla fame.
“A quel tempo tutti i nostri giovani, me compreso, erano coinvolti nella lotta per la libertà dall’imperialismo britannico, – continua nell’articolo sul quotidiano britannico – e decisi che avrei usato la ricerca agricola per aiutare i contadini poveri a produrre di più”.
Swaminathan fece molto di più che aiutare: rivoluzionò l’agricoltura indiana e passò alla storia come l’architetto della “rivoluzione verde”.
La sua ricerca, inizialmente, si concentrò sulla genetica delle patate e durante un post doc all’università del Wisconsin sviluppò una varietà di patata resistente al gelo. Una volta tornato in India, decise di applicare quanto imparato al riso e al grano. Negli anni ‘60, infatti, l’insicurezza alimentare in India era in gran parte legata al grande divario tra domanda e offerta. Un problema che, allora, veniva affrontato importando enormi quantità di grano dagli stati uniti. Grazie alle sue ricerche sui semi, Swaminathan introdusse varietà di cereali ad alto rendimento ed estese l’uso dell’irrigazione e dei fertilizzanti. Sviluppò poi programmi appositi per insegnare agli agricoltori come coltivare in modo produttivo, e pian piano – con l’appoggio fondamentale dell’allora prima ministra Indira Gandhi – trasformò l’India in uno dei principali produttori mondiali di grani e riso. Grazie al suo impegno, infatti, dal 1974 l’India divenne autosufficiente nella produzione di grano e riso e nel 1982 il grano raggiunse 40 milioni di tonnellate metriche, il triplo del raccolto dei primi anni Sessanta.
Oggi Swaminathan in India viene celebrato come un santo, e la sua vita è la dimostrazione di come la scienza, quando ascoltata e appoggiata dalla politica, può realmente salvare non solo vite, ma anche il pianeta stesso. La rivoluzione verde è stata fondamentale, ma – come molti notano oggi e come lo stesso Swaminathan aveva segnalato – servirebbe ora una rivoluzione verde 2.0. Parlando davanti al Congresso indiano della scienza di Varanasi, nel gennaio del 1986, Swaminathan avvertì che “la rapida sostituzione di numerose varietà adattate localmente con uno o due ceppi ad alto rendimento in grandi aree contigue”,e “la coltivazione intensiva della terra senza conservazione della fertilità del suolo” avrebbero potuto portare alla nascita di deserti.
Oggi sappiamo che aveva ragione, e sappiamo anche che finché la politica non ascolterà la scienza, nessuna rivoluzione verde vedrà mai la luce.
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