Una vita per il calcio quella di Diego Armando Maradona, che riuscì a superare i traumi della povertà della sua infanzia e i limiti di un corpo per nulla sportivo entrando nel Pantheon dei grandissimi del calcio mondiale e diventando forse il migliore giocatore di tutti i tempi.
Un carattere non facile, amicizie sbagliate e la droga non impedirono che la sua carriera si svolgesse con successo fino a vincere quasi tutto: una Coppa del Mondo giovanile, i Mondiali del Messico del ‘86 e poi gli scudetti storici con il Napoli e con il suo Boca Juniors.
Maradona è stato un personaggio polemico e sempre sopra le righe, ma che non perse mai la sua umanità e non rinnego mai le sue umili origini sociali. I suoi ultimi anni si consumarono tra problemi di salute e fallimentari direzioni tecniche di diverse squadre, ma fino all’ultimo restò El Diego, il migliore numero 10 di sempre, la mano de Dios, l’uomo che rese felici milioni di persone incantandole con la magia dei suoi piedi.
Maradona fu l’uomo dell’impossibile in ambito calcistico, un genio innato che fece poesia giocando a pallone.
(In apertura il graffito dell’artista Jorit a San Giovanni a Teduccio, quartiere di Napoli, in uno scatto di Claudio Agostoni)