Sono almeno 200 i civili uccisi nei raid aerei russi in Siria. Lo afferma un rapporto di Amnesty International, che cita testimoni e attivisti.
Il rapporto di Amnesty prende in esame il periodo che va dal 30 settembre al 29 novembre. Cinque le aree considerate. Ci sarebbero stati, sempre secondo l’organizzazione per i diritti umani, “serie violazioni da parte della Russia alla legge umanitaria internazionale”.
Non ci sono state, sinora, reazioni ufficiali da parte di Mosca, che ha sempre liquidato come “informazioni manipolate” le accuse in merito alle sue operazioni militari in Siria. Il presidente Vladimir Putin ha anche affermato che testimonianze su presunti morti civili sono emerse prima che i bombardamenti sulla Siria iniziassero.
I raid russi sono iniziati proprio il 29 settembre. Mosca li ha sempre giustificati come risposta alla richiesta di aiuto da parte del presidente siriano Bashar al-Assad.
Il rapporto di Amnesty ha esaminato i raid su Homs, Hama, Idlib, Latakia e Aleppo. Sono stati ascoltati almeno sedici testimoni, tra cui medici e attivisti per i diritti umani.
Tra gli episodi denunciati, c’è il bombardamento su un mercato di Ariha, nella provincia di Idlib, che avrebbe fatto 49 morti. Secondo Amnesty, “nessun target militare sensibile era presente nelle vicinanze”.
Amnesty afferma anche che nei raid aerei russi sono state usate in modo indiscriminato “munizioni a grappolo” e che i militari di Mosca hanno “illegalmente usato bombe non guidate in aree densamente popolate”.