Per Draghi niente record della storia repubblicana: Monti e il quarto Andreotti presero più voti al Senato, ma 262 rimane una misura eccezionale e la dissidenza a 5 Stelle evidenzia un problema nel Movimento, espresso anche dal capogruppo Licheri che ha descritto il travaglio grillino, ma non tale da impensierire il governo.
Draghi lo sa, per la replica si è presentato e ha detto con grande sincerità, per prima cosa, che i soldi europei saranno gestiti dal ministero dell’Economia e dagli altri ministeri economici. Cioè dai suoi uomini. Lo aveva già detto al mattino e la sottolineatura nel passaggio serale dà l’impronta al nuovo governo. I partiti non hanno reagito e in un certo senso la replica avrebbe anche potuto chiudersi lì.
Le dichiarazioni di voto sono tutte in linea con le attese. Marcucci, capogruppo Pd: “Oggi l’unità non è un’azione ma un dovere”. Bernini: “Forza Italia si sente nutrice del governo Draghi”. Salvini: “La Lega c’è convintamente”. E poi cita Benedetto Croce e De Gasperi. Fino poco tempo fa citava Trump. De Petris, Leu: “Siamo qui per portare nella maggioranza la sfida del cambiamento”. Bellanova, Italia Viva: “Pieno consenso a quanto ascoltato”. Licheri, 5 Stelle: “Ci siamo chiesti se saremmo stati più efficaci all’opposizione o qui a romperle le scatole”.
Ovviamente non significa che il conflitto tra i partiti non ci sarà. Draghi lo sa e nella sua replica elenca una serie di propositi eterogenei, per accontentare tutti: redistribuzione obbligatoria dei migranti in Europa, legalità e sicurezza, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile in Costituzione, coinvolgimento delle parti sociali e degli enti locali, i soldi per il turismo. Infine fondi e considerazione per la cultura, dimenticata fino a oggi.
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