
Il blocco commerciale in vigore da poche settimane tra l’Ucraina e le repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk sta colpendo un sistema economico già molto fragile da entrambe le parti. Sergey, un giovane ingegnere di Donestk, ha deciso di rimanere qui nonostante la guerra e le tante difficoltà dovute al distacco dal resto del Paese. Qui c’è la sua famiglia, la sua vita e il suo lavoro.
Ci riceve in un piccolo appartamento alla periferia della città. All’ottavo piano di un edificio fatiscente. Vive qui con la moglie, Natasha, la piccola Mariana, solo due anni, e la suocera. Nelle ultime settimane la loro condizione è peggiorata ulteriormente. Non per i combattimenti – che non si sono mai fermati – ma per il blocco degli scambi commerciali con il territorio ucraino.
Le autorità della Repubblica Popolare di Donetsk hanno risposto ai blocchi dall’altra parte del confine nazionalizzando decine di imprese e di miniere di carbone, che fino allo scorso febbraio venivano gestite dagli oligarchi fedeli al governo centrale di Kiev. Tra queste imprese c’è anche DTEK, una delle più importanti compagnie energetiche di tutta l’Ucraina. Qui a Donetsk gestisce l’intero processo della produzione di energia, dall’estrazione del carbone alla distribuzione di elettricità.
Sergey, 33 anni, lavora proprio per DTEK. “Fino a febbraio era tutto normale. Ma poi non abbiamo più ricevuto lo stipendio, che arrivava direttamente dall’Ucraina. Dopo la nazionalizzazione i nuovi manager ci hanno detto che ad aprile riceveremo nuovamente il nostro stipendio, ma con un taglio del 40%. Io guadagnavo 16mila rubli al mese, più o meno 260 euro . Adesso ne prenderò 10-11mila. Abbiamo già deciso di tagliare le vacanze estive. Non abbiamo alternative. Altre aziende hanno già iniziato a licenziare”.
La vita di Sergey, esattamente come il corso della guerra qui nell’Est dell’Ucraina, è entrata in una nuova fase. A causa dei continui bombardamenti aveva già dovuto lasciare la sua casa e trasferirsi con la famiglia dalla suocera. Il suo appartamento era troppo vicino all’aeroporto di Donetsk, dal 2014 praticamente sulla linea del fronte. Il suo condominio è stato centrato più volte dai colpi di mortaio sparati dall’esercito ucraino. Ora il taglio dello stipendio, fino quando uno stipendio ci sarà, lo sta costringendo a vivere in costante emergenza economica.
La classe media, che in buona parte aveva accettato di rimanere qui anche sotto il governo dei filo-russi, rischia di scomparire, portandosi con sé la stessa Repubblica Popolare di Donetsk.
