La vittoria di Donald J. Trump in Nevada era attesa, ma non in queste dimensioni.
Il magnate newyorkese ha conquistato più del 45 per cento del voto repubblicano, distanziando i due rivali più accreditati, Marco Rubio, che non supera il 25 per cento, e Ted Cruz, che si attesta sul 20 per cento circa.
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Sondaggi effettuati tra gli elettori repubblicani in uscita dai seggi elettorali mostrano che la maggioranza degli elettori repubblicani – il 57 per cento – dice di essere “arrabbiato” con il governo federale. E tre elettori su quattro spiegano di volere un “outsider” per mettere a posto le cose. La cosa favorisce ovviamente un candidato come Donald J. Trump, che ha fatto proprio del messaggio anti-establishment una parte importante della sua strategia politica.
Ma Trump, mostrano gli stessi sondaggi, ha conquistato anche la maggioranza dei voti dei repubblicani che si dichiarano “moderati”, la maggioranza di quelli “conservatori”, degli evangelici e degli ispanici. Trump vince nelle aree urbane di Las Vegas e di Reno. Vince nei piccoli centri e nelle campagne. Vince tra i repubblicani con una laurea e tra quelli con un titolo di studio superiore. Il suo appeal non potrebbe dunque essere più esplicito e trasversale. Trump mostra di poter vincere negli Stati del Nord-Est, come in New Hampshire; in quelli del Sud, come in South Carolina, e ora nel West, in Nevada.
Si tratta di una pessima notizia per gli altri due candidati che contendono la nomination al magnate repubblicano. Marco Rubio, nonostante l’appoggio ormai esplicito dei big del partito e un massiccio fiume di denaro investito in spot elettorali, non riesce a sfondare. Delle quattro primarie che si sono qui tenute, non ne è riuscito a vincerne una. Per lui, nei prossimi giorni, potrebbero emergere altri problemi. Alcuni dei suoi finanziatori potrebbero essere portati a chiedersi se vale la pena sostenere un candidato che mostra così scarsa capacità di attrazione.
In difficoltà appare anche Ted Cruz. Dopo l’exploit in Iowa, Cruz è rimasto in una sorta di limbo politico. In Nevada ha potenziato il suo messaggio anti-governo centrale, insistendo soprattutto sulla questione delle terre di proprietà federale, molto sentita tra gli elettori conservatori dello Stato. La cosa non è servita, Cruz mostra di non saper allargare il suo seguito oltre gruppi molto limitati di conservatori.
Il prossimo appuntamento importante è il Super Tuesday, martedì prossimo, con 15 stati al voto e centinaia di delegati in lizza. In quasi tutti – tranne l’Arkansas e il Texas, dove è in vantaggio Cruz – Trump appare saldamente in testa. Il magnate guida nelle intenzioni di voto del “moderato” Massachussetts e della “conservatrice” Georgia. E’ lui, a questo punto, il candidato da battere.