Il primo episodio andò in onda sulla BBC il 23 novembre 1963 e non lo guardò nessuno: John F. Kennedy era stato ucciso a Dallas il giorno precedente, e gli occhi e le orecchie del mondo erano puntati sugli Stati Uniti in lutto. Ma, nonostante la pessima tempistica dell’avvio, davanti a Doctor Who si parava un destino luminoso: per esempio, e proprio in virtù di quella prima trasmissione, l’attestato di “serie tv più longeva di sempre”. Infatti, seppur con qualche interruzione, lo show fantascientifico non ha mai smesso di andare in onda, complice anche una geniale premessa narrativa: il protagonista, il Doctor del titolo, è un alieno umanoide, appartenente alla specie dei Signori del tempo e proveniente dal pianeta Gallifrey, che, oltre a viaggiare attraverso lo spaziotempo all’interno di una cabina blu chiamata TARDIS e a combattere pericolosi e variegati nemici dell’universo con un cacciavite sonico, possiede anche la capacità di rigenerarsi, rinascendo in un nuovo corpo una volta che quello precedente si è consumato o danneggiato.
E così, dal 1963 a oggi, mentre Doctor Who diventava una serie sempre più celebre, trasformandosi da divertente e un po’ bizzarro show per ragazzi in una delle opere seriali più amate del mondo, guadagnandosi un seguito di fan simile a quello di Star Trek e diventando un’istituzione britannica pari alla regina e ai Beatles, il pubblico ha conosciuto tredici incarnazioni del Dottore, interpretate da altrettanti attori. Anzi, il nuovo casting – ogni volta che è stata annunciata la “dipartita” di un attore – ha dato luogo a speculazioni, scommesse, richieste dei fan, parti anch’esse dell’esperienza di visione della serie, che ha ritrovato un grande successo dal 2005, quando Russell T Davies (uno dei maggiori sceneggiatori inglesi contemporanei) ha fatto ripartire la serie dopo il suo stop più lungo (era ferma dal 1996 e in molti la davano, questa volta, per spacciata).
Ecco, dopo 55 anni, 26 stagioni di serie classica e 10 stagioni di reboot, la tredicesima incarnazione del Doctor Who – in questi giorni approdata anche in Italia su Rai4 – è per la prima volta femminile: l’annuncio che l’attrice Jodie Whittaker (già protagonista di Broadchurch) sarebbe stata il nuovo Doctor, nell’estate del 2017, per quanto atteso fu un piccolo terremoto. Suscitando entusiasmi, ma anche inevitabili, per quanto sterili, lamentele: basti pensare che la BBC pensava a un Doctor donna dagli anni 80 (prendendo in considerazione perfino divinità della recitazione come Judi Dench e Helen Mirren), ma ha desistito ogni volta, fino a ora, per le proteste di alcuni pseudo-fan molesti, la cui sospensione dell’incredulità poteva “sopportare” tutto, ma non un Doctor femmina – e sì che nella serie erano già apparsi Signori del tempo rigeneratisi in identità sessuali differenti, includendo questa possibilità tra le regole narrative della serie.
Jodie Whittaker e lo sceneggiatore Chris Chibnall hanno attraversato indenni le polemiche, dimostrando che lo spirito e le qualità del personaggio sono ovviamente indipendenti dal genere sessuale. L’ha sintetizzato bene Colin Baker, l’attore che interpretò la sesta incarnazione del Dottore: «La storia del nostro mondo è fatta di predominio maschile, stereotipi, ostilità al cambiamento, prudenza, ma Doctor Who non è mai stato nulla di tutto ciò. In ogni sua incarnazione, il Doctor è stato un appassionato difensore della giustizia, dell’uguaglianza, dell’equità, della resistenza a chiunque cerchi di opprimere o distruggere qualcun altro». Tutte caratteristiche, è evidente, che appartengono a qualsiasi genere sessuale e, – speriamo – non solo agli alieni umanoidi esploratori dello spaziotempo.