Il discorso di fine anno di Sergio Mattarella un discorso sui valori. La pace da perseguire come “urgente e concreto esercizio di realismo”. Con due guerre, in Europa e nel Mediterraneo. La guerra che “genera odio che durerà a lungo”, spiega Mattarella.
È il discorso di chi si erge ad autorità morale. Autorità morale che, sembra sostenere il Capo dello Stato, è più semplice trovare nelle manifestazioni popolari che nella classe politica. Le persone di Cutro e la loro mobilitazione dopo la strage di migranti, antitetica allo spettacolo mortificante della passerella del governo e del cattivismo del decreto che ne è nato.
La violenza è il filo conduttore del discorso; la violenza che pervade la società come conseguenza dei suoi problemi. La violenza dei linguaggi di odio e manipolazione sui social. Sappiamo chi ne ha colto in questi anni i frutti nel mondo, da Trump a Meloni e Salvini e questo, anche se Mattarella non lo dice, è chiarissimo. E poi i rischi per un uso spregiudicato dell’intelligenza artificiale, e sappiamo chi c’era a Roma con Giorgia Meloni: c’era Elon Musk, uno degli artefici dell’intelligenza artificiale e al tempo stesso del proliferare delle fake news. Come verrà indirizzata la rivoluzione tecnologia è la chiave del futuro, è il senso delle parole di Mattarella.
La chiave del presente, nel suo discorso, è il lavoro che manca o è sottopagato, è la violenza di genere, è la violenza nelle periferie abbandonate. Sono le diseguaglianze che crescono, esemplificate dai “costi degli alloggi improponibili per gli studenti nelle grandi città universitarie, proibitivi per la maggior parte delle famiglie”. Risultato di quello che è stato fatto, o non fatto, dai governi che si sono succeduti, a livello nazionale e a livello locale, nelle città. Anche questo Mattarella non lo dice ma anche questo è chiaro: non c’è chi sia senza responsabilità.
“Siamo a un passaggio epocale” afferma Mattarella a proposito della rivoluzione tecnologica e dei suoi rischi e opportunità. “Il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio” lo definisce.
Volare alto, occorre volare alto. Quello che la politica italiana non sa fare.
Chiusa nei piccoli calcoli, nei propri limiti, nella polemica quotidiana.