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Tratto dal podcast
37 e 2 di gio 06/02
Coronavirus | 2020-02-06
L’epidemia di coronavirus non accenna a rallentare. I casi confermati in Cina aumentano di giorno in giorno con una particolare incidenza nelle aree dei focolai tra la provincia dell’Hubei, da dove il nuovo coronavirus avrebbe iniziato a diffondersi, alle provincie confinanti. Al 6 febbraio 2020 sono 565 i decessi legati al coronavirus e oltre 28mila i casi confermati, la gran parte dei quali in territorio cinese.
In Europa la situazione è molto contenuta: 8 i Paesi in cui sono stati registrati dei casi di coronavirus e, si esclude la Germania, non sono stati accertati casi di contagio diretto tra persone infette e persone sane. Ci troviamo ancora nel periodo dell’influenza stagionale e, nonostante le continue rassicurazioni delle autorità sanitarie italiane sul coronavirus in Italia, il rischio psicosi dopo il manifestarsi di sintomi influenzali è sempre dietro l’angolo.
Qual è la differenza tra influenza comune e coronavirus? Lo abbiamo chiesto all’epidemiologo Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità che, durante la trasmissione 37 e 2 condotta da Vittorio Agnoletto e Francesca Abruzzese, ha fatto un po’ di chiarezza sulle principali differenze tra i due virus e lo stato attuale dell’infezione a livello mondiale.
Qual è la differenza tra influenza comune e coronavirus?
Si stima che ogni anno l’influenza stagionale in Italia arrivi a provocare in modo diretto ed indiretto circa 7-8mila decessi:
Con l’influenza in Italia abbiamo circa 200-300 morti all’anno accertati, cioè quelli deceduti direttamente a causa dell’influenza. Poi c’è la cosiddetta mortalità indiretta durante il periodo dell’influenza stagionale: si tratta di decessi dovuti a cause cardiovascolari, respiratorie e via dicendo. A fine stagione riusciamo a stimare 7-8mila morti solo in Italia per influenza.
Premettendo che in questo momento in Italia non abbiamo circolazione di coronavirus, il professor Rezza ha sottolineato le differenze principali tra l’influenza comune e il coronavirus:
L’influenza crea più problemi in alcune categorie di persone – persone anziane, malati cronici, donne in gravidanza, neurolesi – che hanno la possibilità di essere protette attraverso la vaccinazione, che non protegge al 100% ma fornisce una buona copertura. Nel caso del coronavirus non abbiamo questo strumento.
L’altro punto è la popolazione suscettibile. Con l’influenza, sebbene il virus muti di anno in anno, troviamo sempre persone che sono immuni o poco suscettibili. Questo non succede col coronavirus, completamente nuovo per la popolazione umana: abbiamo una popolazione del 100% di suscettibili e questo fa sì che il virus corra di più.
In Cina il virus è arrivato all’improvviso e ha creato un’ondata di persone malate. Queste persone si sono recate in ospedale e al pronto soccorso e si è creata una situazione di crisi difficile da affrontare. I provvedimenti presi dai cinesi, che in questo momento tendono a circoscrivere i focolai per non creare altri problemi delle città non ancora colpite e nel resto del Mondo, sono finalizzati ad abbattere la contagiosità della malattia. Riducendo il più possibile il contatto diretto tra uomo e uomo si potranno tenere sotto controllo i focolai.
Qual è oggi lo stato dell’infezione da coronavirus a livello mondiale?
A livello mondiale quello che preoccupa molto sono questi focolai cinesi, alcuni dei quali molto estesi. Tutto è cominciato nella città di Wuhan, che conta oltre 11 milioni di abitanti e si subito esteso alla provincia dell’Hubei, che ha al suo interno diverse città di 7 milioni di abitanti.
I numeri sono impressionanti, quasi 30mila persone ospedalizzate e diagnosticate, ma ce ne sono molte altre che hanno una malattia in forma più lieve e che non sono ancora state diagnosticate. Secondo i modelli matematici si parla di decine di migliaia di infetti. Questa è la situazione che preoccupa di più.
Le autorità cinesi stanno reagendo in maniera impressionante facendo cose che nessuno in un Paese occidentale sarebbe in grado di fare, dai cordoni sanitari alla quarantena.
Coronavirus. A che punto siamo in Italia
In Italia e in Europa siamo in fase di attesa vigilante. Fino ad ora in Italia abbiamo avuto solo due casi accertati. L’unico Paese in cui c’è stata una certa trasmissione locale è stata in Germania, dove una persona proveniente da Shanghai con parenti a Wuhan è arrivata in un ufficio in Baviera. Lì ha infettato alcuni colleghi e uno di questi ha infettato anche il figlio: c’è stato un cluster di dieci casi.
Coronavirus. Cosa sappiamo sulla sua origine
È un virus molto simile a quello del pipistrello. Al 90% è uguale ad altri coronavirus. Anche la SARS aveva origine dal pipistrello e c’era stata una mutazione nel passaggio diretto dal pipistrello all’uomo: l’RNA aveva perso un pezzettino e questo lo aveva reso adattabile all’uomo. Anche col nuovo coronavirus sembra che si sia verificata una mutazione che gli ha permesso di fare il salto di specie.
Tutto sarebbe partito dai mercati cinesi in cui si vendono animali vivi. Li avevano chiusi dopo la SARS, ma li hanno riaperti perché fanno parte della tradizione: i cinesi vogliono comprare gli animali quando sono ancora vivi, perché così si rassicurano sul fatto che sia carne fresca. Questa è una delle ipotesi più accreditate. Non sappiamo se tutto sia nato nel famoso mercato ittico di Wuhan o la circolazione fosse iniziata prima.
Coronavirus. Quarantena per gli studenti cinesi in Italia?
La questione della scuola è piuttosto intricata. Secondo una circolare ministeriale non verrebbero esclusi, ma soltanto controllati, i ragazzi e i bambini che provengono dalle zone colpite della Cina. Il punto è che effettivamente il virus non dovrebbe più arrivare da quelle zone, c’è un cordone sanitario e non si entra né si esce. Quindi in teoria stiamo parlando o di persone uscite da Wuhan prima che bloccassero l’ultimo volo – ma ora siamo ai limiti del tempo di incubazione – oppure di persone che sarebbero sfuggite al cordone sanitario e arrivare in Italia con voli indiretti. E in quest’ultimo caso staremmo parlando di numeri non troppo elevati.
Non è detto che quel provvedimento verrà in parte rimeditato. Molti si sottopongono alla quarantena volontaria, si isolano per un periodo così da evitare rischi. È un argomento che si sta discutendo, ma non so se il provvedimento sarà rivisto o meno.
Potete riascoltare l’intervista a Gianni Rezza a partire dal minuto 35:00 del podcast che trovate in apertura.
Foto dalla pagina Facebook di People’s Daily China