“Diesel sporco” è l’inchiesta dell’Ong Public Eye sulle pratiche illegittime dei trader petroliferi svizzeri in Africa. Quattro inquirenti hanno lavorato per tre anni per svelare i misteri del carburante tossico venduto sul continente africano. Public Eye ha effettuato numerosi prelevamenti dalle pompe di benzina di otto Paesi africani (Angola, Benin, Congo Brazzaville, Ghana, Costa d’Avorio, Mali, Senegal e Zambia) detenute o alimentate dalle società di comodities, come Trafigura, Vitol oppure Oryx. Più dei due terzi dei campioni contengono un tasso di zolfo superiore a 1500 parti per milioni (ppm). In Europa il limite è di 10 ppm. Ecco cosa scrive l’Ong nel suo rapporto:
“Nell’Africa occidentale per esempio, le aziende Vitol, Trafigura e Addax & Oryx approfittano dei deboli standard africani per vendere carburanti di bassa qualità e realizzare guadagni a discapito della salute pubblica degli africani. Le analisi svolte da Public Eye su campioni prelevati nei distributori di benzina di otto Paesi hanno mostrato risultati scioccanti: i carburanti contengono fino a 378 volte il tenore di zolfo autorizzato in Europa. Questi prodotti contengono poi altre sostanze altamente nocive, come benzene e idrocarburi policiclici aromatici, a livelli egualmente proibiti dalle norme europee”.
Nella sua inchiesta Public Eye dimostra che le aziende svizzere non solo vendono e producono carburante ad alto tasso di zolfo, ma per aumentare i loro profitti lo mescolano con diversi prodotti tossici e particolarmente nocivi alla salute e all’ambiente, al fine di creare ciò che l’industria chiama “la qualità africana”. Questi carburanti altamente inquinanti vengono principalmente prodotti nella regione ARA (Amsterdam-Rotterdam-Antwerpen), dove gli imprenditori svizzeri dispongono di importanti infrastrutture, quali raffinerie e depositi. Secondo il rapporto “Diesel sporco”, le società svizzere producono carburanti che non potrebbero mai essere venduti in Europa e sono responsabili di buona parte delle esportazioni verso l’Africa occidentale di gasolio e di benzina ad alto tenore di zolfo.
“La produzione e la vendita di carburante tossico sono illegittime e violano il diritto alla salute della popolazione africana. Secondo un recente studio dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), l’Africa è vittima del più elevato aumento di inquinamento dell’aria nelle zone urbane a livello mondiale. Le proiezioni del Consiglio Internazionale per un Traffico Pulito (ICCT) – Ong nata in seguito allo scandalo Volkswagen – prevedono che l’inquinamento dell’aria legato al traffico stradale causerà, entro la fine del 2030, tre volte più decessi prematuri in Africa che in Europa, Stati Uniti e Giappone messi insieme. Le malattie respiratorie rappresentano già un grande problema in questa regione ed i gas di scarico sono classificati come cancerogeni dall’Oms”.
Nella petizione indirizzata a Trafigura, Public Eye e i suoi partner africani domandano al gigante ginevrino di impegnarsi a vendere, ovunque nel mondo, carburanti conformi agli standard europei.
“Per fermare questa bomba a orologeria, i governi africani devono adottare standard più rigorosi. I commercianti svizzeri devono invece rispettare i diritti umani in tutti i Paesi nei quali operano, come indicato nei Principi Guida dell’Onu su imprese e diritti umani, in vigore dal 2011″.
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Da più di 50 anni l’Ong Public Eye (già Dichiarazione di Berna) getta uno sguardo critico sull’impatto della Svizzera e della sua economia sui Paesi poveri. Mediante il lavoro di inchiesta e di campagna, Public Eye lotta contro le ingiustizie che hanno origine in Svizzera e difende il rispetto dei diritti umani in tutto il mondo.