La revoca della concessione alla società Autostrade per l’Italia annunciata dal governo dopo il crollo di ponte Morandi a Genova potrebbe costare alcuni miliardi di euro e richiedere diversi anni.
A confermarlo ai nostri microfoni è Antonio Di Pietro, che era Ministro delle Infrastrutture quando fu firmata la convenzione in materia.
La revoca ha una procedura, non è che dalla sera alla mattina si può revocare. Bisogna prima contestare l’inadempimento, poi verificare che l’inadempimento non venga superato. Bisogna contestare che venga rifatto il ponte e nel caso in cui il ponte non venga rifatto si può procedere a dichiarare la revoca della concessione. In questo caso, però, è previsto un indennizzo a favore della società che andrebbe dal giorno in cui aveva la revoca al giorno in cui finisce la concessione di quelli che potevano essere gli introiti che poteva avere, al netto evidentemente di tutte le altre spese che poteva avere anche per fare ciò che non ha fatto e doveva fare, ridotto inoltre del 10% come bonus perchè appunto trattasi di una concessione statale. Non è un indennizzo totale e riguarderebbe sicuramente qualche miliardo di euro.
Le sembrano troppi i 15-20 miliardi di euro di cui si parla?
Per capire quant’è esattamente bisogna comprendere prima, attraverso un monitoraggio, quali sono le opere che vengono contestate perchè non fatte. Noi adesso abbiamo il ponte a Genova, ma ci saranno tante altre infrastrutture che non sono state tenute come andava fatto e pertanto anche queste devono essere conteggiate a scalare. È una procedura molto lunga, tenga presente che quando si fa una concessione non è che da domani mattina si dice “tu non c’entri più niente”, perchè altrimenti chi si occupa di tutte le autostrada dall’oggi al domani? La manutenzione, la gestione. C’è una clausola che prevede in caso di revoca, fino a quando non interviene un nuovo concessionario e fino a quando il Ministero delle Infrastrutture non lo prende direttamente attraverso l’ANAS per se stessa, la gestione dovrà comunque rimanere in mano al concessionario.
Quanto tempo potrebbe volerci?
Il governo deve decidere cosa fare. Io ho sentito due voci contrastanti, Salvini e Toninelli. Toninelli ha detto “Vogliamo riportare all’interno del sistema pubblico il sistema autostradale”. Prima di riportarla all’interno devi prima prevedere tutto il personale specializzato e capace di gestire e mantenere e costruire. È un lavoro immane. Oppure se viene messo in gara per darlo in mano ad altri. Nell’uno o nell’altro caso ci vorrà del tempo, tenendo presente che la società Autostrade, in caso di revoca, impugnerà la decisione. Si tratta di una procedura arbitrale e ci vorranno sicuramente alcuni anni.
Nel calcolo eventuale di quanto versare ad Autostrade bisognerà tenere conto non solo del ponte di Genova.
Per poter procedere alla revoca bisogna fare un accertamento della situazione, lo prevede l’articolo 8 della convenzione, seguito poi ai sensi dell’articolo 9 da una contestazione affinché in un termine prefissato e concordato vengano superate. Per poter fare l’accertamento e la contestazione bisogna prima fare il monitoraggio, perchè se io ti devo contestare cos’è che non hai fatto, la prima cosa è sapere cosa ti devo contestare. Nel progetto che fu fatto a suo tempo, nel 2007 ero io il Ministro delle Infrastrutture e quindi ricordo questa vicenda, fu previsto espressamente dapprima da parte dall’ANAS e dal 2013 da parte di una legge specifica ad hoc, che prevede una struttura ministeriale delle infrastrutture che si chiama Struttura di Controllo di Vigilanza delle concessioni autostradali, che ha il compito di controllare e monitorare ciò che non andava, addirittura potendo fare accesi notte e giorno senza preavviso e fare propri monitoraggi a spese della società autostradale. Quando si dice – e come dice anche il ministro Toninelli a mio avviso in modo molto avventato – che come Ministero ci si costituirà parte civile, bisogna stare attenti che alla fine il Ministero non si ritrovi ad essere responsabile civile, anche l’omesso controllo è una responsabilità.
Lei diceva che si può revocare la concessione se Autostrade non rifà il ponte. Non sarebbe sufficiente per revocarla dimostrare che non ha fatto la manutenzione adeguata?
Gli articoli 8 e 9 della Convenzione prevedono che nel caso in cui non siano rispettate delle prescrizioni, queste devono venire prima contestate. A quel punto la società Autostrade ha due possibilità: provvedere a sistemare l’inadempienza che viene contestata oppure fare una controdeduzione per dire “guarda che ti sei sbagliato e hai preso lucciole per lanterne“. C’è anche una procedura di penale nei confronti di Autostrade che va da 25 milioni fino a 150 milioni, con la possibilità di contestare alla società Autostrade il mancato rispetto.
Se Autostrade ricostruisce il ponte non è possibile revocare la concessione?
Di per sé no, ma se il governo decide che vuole revocare la concessione c’è una procedura per poterla revocare a prescindere da quel ponte. Se io ti contesto che quel ponte non l’hai fatto e dal 1998 ad oggi non hai fatto altre tremila cose e queste tremila cose non le fai nei prossimi 90 giorni, io ti mando fuori.
Quindi per omessa manutenzione si può evocare.
Per omessa manutenzione contestata e non rimessa a posto. Naturalmente se la manutenzione doveva essere fatta nel 2010 e mi ricordo solo oggi di contestarla, è da oggi che parte il termine per metterla in mora. Bisogna andare a vedere al Ministero delle Infrastrutture da quando è partita questa convenzione ad oggi se, quante volte e come la struttura di vigilanza sulle concessioni autostradali ha agito e ha contestato e ha messo in mora. Questa è un’attività che non conoscono perchè non c’era, sono andato via due mesi dopo dal Ministero.
Diciamo che in linea teorica se Autostrade rifacesse il ponte in tre mesi e rimediasse all’eventuale contestazione non si potrebbe revocare la concessione.
Non tanto in tre mesi, nel tempo concordato. Chiedere di rifare un ponte del genere in 90 giorni mi sembra un’offesa all’intelligenza.