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Tratto dal podcast
Prisma di mer 01/07
Politica | 2020-07-01
L’accordo sulle modifiche da apportare ai decreti Sicurezza voluti da Matteo Salvini durante la precedente legislatura è quasi chiuso. Restano alcuni nodi da sciogliere e abbiamo chiesto oggi al Viceministro dell’Interno Matteo Mauri di fare il punto della situazione.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Claudio Jampaglia a Prisma.
Cosa conterrà il testo della ministra Lamorgese con le modifiche ai decreti Sicurezza?
Il punto di partenza di tutte le discussioni registrava delle posizioni molto distanti tra i gruppi e soprattutto tra le posizioni del Movimento 5 Stelle e gli altri che compongono la maggioranza. Nel corso di pochi incontri tutte queste distanze si sono molto ridotte e in alcuni casi si sono annullate perché sulle questioni più importanti – la reintroduzione della protezione umanitaria, la ricostruzione del sistema SPRAR e anche la questione dell’anagrafe e quella della convertibilità dei permessi di soggiorno in permessi di soggiorno per lavoro – si è riusciti a trovare una sostanziale intesa di massima che dovrebbe permettere la costruzione di un documento sottoscritto da tutti nella riunione di giovedì prossimo. Non è detto che quella sarà quella definitiva, ma sicuramente rappresenterà un passaggio molto importante.
Ci sono ancora alcune differenze. Ieri si è discusso della questione delle multe alle ONG, che anche per il Movimento 5 Stelle devono essere ridotte al minimo, come da indicazione del Capo dello Stato, mentre nella proposta di due settimane fa del Ministro queste venivano annullate a fronte di alcune richieste minime rivolte alle ONG, come la comunicazione dello Stato di bandiera alle autorità competenti italiane.
La soddisfazione è quella di aver portato la discussione su un terreno di grandissima condivisione, che non era assolutamente scontato fino a qualche settimana fa.
Si torna verso il sistema SPRAR e ad una gestione dei rifugiati e dell’accoglienza sul territorio?
Sì, credo che ci sia l’assoluta necessità di invertire le proporzioni tra il sistema legato ai Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) e quel sistema virtuoso, perché diffuso sul territorio, rappresentato dal vecchio SPRAR. La differenza è che coi decreti Sicurezza di Salvini i richiedenti asilo non possono più far e sono tutti nel CAS, che sono a gestione statale, mentre l’altro sistema è a gestione comunale. Noi siamo convinti che si debba andare verso il vecchio sistema SPRAR, con l’inclusione anche dei richiedenti asilo, e che lo si debba fare organizzandolo in piccoli gruppi sia per garantire la qualità del servizio sia per renderlo più compatibile col contesto sociale in cui si trova, anche rispetto alle comunità residenti, oltre al fatto che è necessario aumentare i livelli di integrazione perché gran parte della scommessa di gioca anche sull’integrazione e di conseguenza anche su chi ha la prima accoglienza – i richiedenti asilo, quelli che non hanno ancora diritto a stare sul territorio in maniera costante – si dovrà fare un lavoro di integrazione. Su questo c’è un orientamento assolutamente condiviso.
Le multe rimarranno e saranno diminuite o voi puntate a toglierle?
In questo momento c’è la regola voluta da Salvini per cui ad una ONG che fa salvataggi in mare e che non rispetta le indicazioni che le vengono date si può comminare una pena che arriva fino a 1 milione di euro. Il Presidente della Repubblica è intervenuto con una delle osservazioni dicendo che c’è una sproporzione rispetto all’eventuale infrazione e di conseguenza suggerisce di diminuire la pena. E questo è quello che ieri al tavolo il Movimento 5 Stelle ha sostenuto. Noi, invece, sosteniamo che quelle multe debbano essere azzerate ed è questa la proposta contenuta nel testo proposto dal Ministro. Stiamo parlando di sanzioni amministrative che sarebbero nell’ordine dei 10mila euro contro il milione attuale, ma noi siamo per azzerare queste sanzioni amministrative.
Perché secondo lei il Movimento 5 Stelle chiede di rinviare tutto a settembre?
In realtà il Movimento 5 Stelle ha posto un tema non politico sull’eventuale rinvio dell’approvazione, ma un tema tecnico che è quello dell’ingorgo istituzionale. In questo momento ci sono molti decreti in fase di conversione e quando si fa un decreto legge questo deve essere convertito in legge entro 60 giorni, altrimenti decade ed è come se il decreto non fosse stato fatto. Siccome ci sono tanti decreti e in mezzo ci sarà anche una pausa estiva, bisogna fare attenzione a scegliere il decreto perché poi c’è il rischio di non convertirlo. Noi siamo per farlo il prima possibile, ma siamo anche del parere che si debba guardare con attenzione a questa valutazione perché ci possiamo permettere tutto ma non di fare un decreto e poi di non riuscire a convertirlo. Nessuno ha posto questioni politiche.
(Potete ascoltare l’intervista dal minuto 17)