
“Le tariffe sono necessarie per rimediare al deficit commerciale che gli Stati Uniti hanno con buona parte del mondo, ciò che è diventato un’emergenza nazionale che richiede misure eccezionali, come il rialzo dei dazi” – peraltro sospesi. Donald Trump, del resto, non può sostenere il contrario di quello che ha sostenuto per mesi, per anni, verrebbe da dire, il rialzo dei dazi per sostenere l’economia americana è una cosa che va ripetendo da decenni. Oggi l’amministrazione ha cercato di trasmettere tranquillità, hanno fatto entrare le TV a una riunione di gabinetto, Trump si è rivolto a Scott Bessent, il segretario al tesoro, gli ha detto, “Va tutto bene, vero Scott?” E Bessent ha risposto “Tutto bene, tra poco inizieremo i negoziati”. Che però le cose non stessero andando per niente bene è chiaro a tutti, in questi giorni la Casa Bianca è stata travolta da un’onda di appelli e messaggi, da parte del mondo imprenditoriale e della politica americano, terrorizzato per il crollo dei mercati. Solo le aziende dell’high tech di Silicon Valley hanno perso in queste settimane di instabilità 1800 miliardi di dollari di capitalizzazione. Le nubi non sono ancora del tutto passate. I dazi alla Cina, 145 per cento in più, non 125 come avevano detto ieri, perché va aggiunta una precedente tariffa del 20 per cento, seminano timori di un rialzo dei prezzi e dell’inflazione. I mercati, ma anche molti politici repubblicani, restano in stato di allerta, una clamorosa guerra commerciale con la Cina fa paura. Infine, la questione della manipolazione dei mercati, una sorta di insider trading da parte del presidente. Che prima di annunciare la sospensione dei dazi, ha detto: “Questo è un momento buono per comprare”, del resto era tutto in ribasso. Dopo aver detto di comprare, e dopo aver annunciato la sospensione dei dazi, i mercati sono saliti clamorosamente.