Nel 2015 c’è stato un lieve decremento nella vendita di armi italiane. Ma ci sono Paesi tristemente celebri per la brutalità delle azioni repressive con i quali l’Italia continua ad avere floridi traffici. Come l’Egitto. Lo denuncia l’Opal, Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia, nel suo ultimo rapporto. La richiesta dell’Opal è sempre sospendere le licenze dell’esportazione di “ogni tipo di materiale che possa essere utilizzato per repressione interna”. Il dato 2014, però, evidenzia che il governo Renzi ha approvato la vendita verso Il Cairo di oltre 30 mila pistole prodotte in provincia di Brescia e nel 2015 di 3.661 fucili, per la maggior parte prodotti da un’azienda in provincia di Urbino. L’Italia è l’unico Paese dell’Unione europea ad avere fornito nel biennio 2014-2015 “pistole e revolver” e “fucili e carabine” alle forze agli ordini di Al Sisi.
Il rapporto di Opal è un’elaborazione dei dati Istat ed Eurostat in cui si citano i dati delle esportazioni sia di armi di tipo militare (destinate agli eserciti), sia ad armi e munizioni comuni (armi per la difesa personale, sportive, destinate alle forze di sicurezza pubbliche e private). Rispetto al 2014 il rapporto Opal ha un segno meno per il 3,6 per cento per “armi e munizioni”. C’è da sottolineare però che il 2014 è stato un anno record, con oltre 1,3 miliardi di fatturato con l’expert (contro gli 1,25 miliardi del 2015).
L’Italia è il Paese leader in Europa per l’esportazione di armi comuni, non militari: fruttano 307 milioni di euro, il doppio dei 151 milioni che valgono per la Germania.
“Quando Al Sisi fece il colpo di Stato l’Ue prima ad agosto 2013, poi a febbraio 2014, definì una norma non vincolante ma molto significativa con cui sospendeva l’export verso l’Egitto del materiale utilizzabile per la repressione interna – spiega ai nostri microfoni l’analista di Opal Giorgio Beretta -. Pistole e fucili servono proprio a quello. Nonostante la posizione dell’Unione, l’Italia è l’unico Stato membro che ha continuato a vendere armi”.
Ascolta l’intervista completa a Giorgio Beretta a cura di Omar Caniello