Maria Luisa Minguzzi e Francesco Pezzi, nati a Ravenna e metà dell’Ottocento, sono sconosciuti alla maggioranza degli italiani.
Eppure le loro brevi vite furono scandite da eventi che agitarono la loro città e l’Italia non ancora nata: Garibaldi e i suoi Mille, Mazzini e l’ideologia repubblicana, l’Unità ma sotto la monarchia piemontese, l’internazionalismo anarchico e socialista.
La loro storia, tuttavia, è anche quella di un grande e disperato amore vissuto sempre in fuga o al confino e in carcere. Vivono l’entusiasmante periodo in cui le case degli intellettuali e degli attivisti si aprono a ogni ora per ospitare personaggi come Andrea Costa, Anna Kuliscioff o Enrico Malatesta, che pare che con la coppia abbia per anni condotto un “ménage à trois.”
Moriranno a pochi anni di distanza, lei malata e cieca, lui suicida, disgustato (come scrisse) «fino alla nausea di questo impasto di fango che si chiama mondo e della vigliaccheria degli uomini che lo subiscono».
Lo spettacolo del Teatro delle Albe, scritto da Luigi Dadina e Laura Gambi e interpretato dallo stesso Dadina con Michela Marangoni, li sorprende nascosti nel sotterraneo di una scuola, a San Bartolo, dove si immagina che siano rimasti rinchiusi per 100 anni, in una surreale bolla temporale.
Con questo stratagemma, possiamo ascoltare le loro voci, mentre riflettono e discutono, percepiscono i rumori del mondo esterno e cercano di comprenderli.
Lo spettacolo approda anche al Teatro Elfo Puccini di Milano, tappa importante del percorso di riscoperta della storia italiana recente che Luigi Dadina e il Teatro delle Albe hanno intrapreso da qualche anno.
Ascolta l’intervista a Luigi Dadina