Tornando a Cuba dopo un anno, una delle più grandi novità che ho riscontrato è la parziale liberalizzazione di internet, oggi accessibile a tutti i cubani che possono permettersi uno smartphone o un pc. Per anni il governo aveva censurato e limitato l’accesso a Internet, al punto che secondo uno studio dell’Onu l’isola era al 125esimo posto su 166 Paesi in termini di funzionalità delle telecomunicazioni.
Solo il 5% dei suoi 11 milioni di abitanti riusciva a entrare nella rete. In passato giravano molte versioni ufficiali sul perché, nonostante le promesse, la banda larga non fosse mai arrivata e la rete fosse di difficilissimo accesso. Il cavo sottomarino che doveva arrivare da Miami sarebbe stato bloccato dagli americani; le fibre ottiche comprate a caro prezzo dal Venezuela si sarebbero rivelate inservibili, con conseguente scandalo e accuse di corruzione verso alcuni funzionari cubani.
Il risultato era che in pratica internet funzionava solo nelle hall degli alberghi di lusso. Pochi mesi fa la svolta che, senza retorica, si può chiamare rivoluzionaria. Impegnandosi a collegare almeno il 50% dei cubani entro il 2020, il governo ha aperto 35 hotspot dove le persone possono accedere a Internet. Cinque sono a L’Avana.
Il più popolare e simbolico è quello della Rampa, una della vie più note della capitale: ovvero il tratto di strada in salita lungo circa un chilometro della Calle 23, compreso tra Calle L e il Malecon, una arteria vitale ed affollata a qualsiasi ora del giorno e della notte. Giovani e adulti comprano carte che per due CUC (circa due Euro) consentono un’ora di collegamento, e poi si accalcano sui muretti del viale per inseguire i loro sogni. Vengono attrezzatissimi, con computer, tablet, cellulari, cuffiette, e persino faretti per illuminare i propri volti, come farebbe una troupe televisiva.
Le strade dell’Avana di notte sono tra le più sicure al mondo. Nessun paragone con le strade degli altri paesi del Sud e Centro America (incluso il tanto emergente Brasile), e nemmeno di tante strade di città del Nord del mondo. Quando scende la notte all’Avana non scattano le grate di ferro, le porte delle case non si sbarrano, ma si aprono e si respira un clima di fratellanza generale che contagia chiunque voglia farsi contagiare.
Per le strade si gioca a domino, a scacchi o a ping pong fino all’alba. Nulla vieta quindi a centinaia di giovani e meno giovani di smanettare tutta notte (e spesso anche di giorno) on the road. Questi spazi wi fi oggi sono attivi in tutta l’isola. Io li ho trovati facilmente sia a Vignales, cittadina agricola dell’occidente cubano, che a Remedios, un borgo fuori dal tempo a nord di Santa Clara.
Basta cercare la piazzetta dove si raccolgono decine di persone armate di cellulari e pc. Accanto a loro è sorta una piccola economia parallela fatta di venditori ambulanti che smerciano noccioline salate e bibite, oltre a ‘bagarini’ che rivendono con la maggiorazione di 1 CUC (tre anzichè due) le carte con i codici per accedere a Internet. Anche questo fa parte di quello che i cubani chiamano ‘cambio’, ovvero il processo di cambiamento sociale e politico che nessuno è in grado di dire dove porterà…