I mediocri personaggi politici che ci governano sono abituati all’idea che “tanto vale tutto, tanto si può dire tutto”. Poi vanno in altri Paesi, replicano gli stessi comportamenti che attuano in Italia, perché è la sola modalità che conoscano, e le loro azioni producono conseguenze gravi. Non era mai accaduto, nella storia della Repubblica Italiana, che un ambasciatore venisse richiamato per consultazioni. Bisogna risalire ai tempi della dittatura fascista per trovare dei precedenti. Già solo questo dovrebbe rendere l’idea del grado di umiliazione che dobbiamo subire a causa dei Di Maio, dei Salvini, dei Di Battista.
Se sei il vicepresidente del Consiglio, se hai un ruolo istituzionale, semplicemente non varchi il confine per andare a incontrare uno dei leader della protesta antigovernativa in un altro Paese. Se hai un ruolo istituzionale, e desideri un incontro politico all’estero, lo prepari seguendo i protocolli, rigidi, delle diplomazie internazionali. Che sono rigidi apposta. La politica internazionale è una cosa seria, non può essere lasciata nelle mani di chi pensa di ridurre tutto a una campagna elettorale permanente, nella fattispecie la campagna elettorale per le elezioni europee dove i nostri vorrebbero essere i capofila dei neo nazionalisti continentali.
A un politico non si può concedere l’attenuante dell’inconsapevolezza. Le reazioni arroganti di Salvini, Di Maio e Di Battista alla decisione francese di richiamare l’ambasciatore dimostrano che siamo di fronte a una strategia di rottura. L’attacco alla Francia di Macron, in questa logica, va avanti da mesi.
Le polemiche continue di Salvini sulle politiche dell’immigrazione. La questione del Franco Cfa. Conte che si scaglia contro il seggio permanente di Parigi alle Nazioni Unite. Il sostegno ai gilet gialli. Una strategia che sicuramente non dispiace a un uomo come Steve Bannon, che nell’Italia sovranista ha trovato casa e ascolto dopo avere guidato la campagna elettorale di Trump negli Stati Uniti all’insegna dell’insorgenza permanente.