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Tratto dal podcast
Fino alle otto di ven 20/11/20
Coronavirus | 2020-11-20
Giovanni Accardo, scrittore e insegnante di lettere al Liceo di Scienze Umane e Artistico Giovanni Pascoli di Bolzano, è intervenuto oggi a Radio Popolare per commentare l’iniziativa dell’Alto Adige di fare test a tappeto a tutti i cittadini per verificare l’eventuale positività al COVID-19: tamponi rapidi fino a domenica per oltre 350.000 persone, circa il 70% della popolazione.
L’intervista di Barbara Sorrentini a Fino Alle Otto.
Come sta vivendo queste giornate di didattica a distanza coi suoi studenti?
Noi siamo già da due settimane in regime di didattica a distanza e avevamo già deciso l’ultima settimana di ottobre, nel mio liceo, di fare una settimana di didattica a distanza perchè c’erano troppe classi in quarantena e diventava un po’ complicata la gestione della scuola. Poiché poi la settimana dei morti qua a Bolzano è una settimana intera di vacanza abbiamo pensato che tra una settimana di DAD e una di vacanza ci potessero essere 15 giorni per raffreddare la situazione; nel frattempo era arrivata una direttiva dalla provincia di Bolzano di fare almeno il 50% di didattica a distanza e quindi avevamo organizzato un calendario per cui le classi si sarebbero alternate. La situazione poi, invece, è decisamente peggiorata: la provincia di Bolzano è zona rossa e ad alta criticità, perchè i contagi sono aumentati moltissimo e gli ospedali sono in affanno, quindi insegnanti e studenti sono a casa, a distanza, consapevoli che al momento non abbiamo molte alternative. Nel lockdown d’aprile ho tenuto un diario sulla rivista “Le parole e le cose”, in cui ho riflettuto, anche con i miei studenti, sulle criticità della didattica a distanza, tutte criticità che non sono state minimamente risolte, però mi pare che in questo momento non abbia molto senso tornare a scuola senza risolvere queste criticità.
Come funzionano le sue lezioni a distanza? Mi pare di capire che ha un buon dialogo con i suoi studenti.
Ho delle classi che avevo già negli anni precedenti e anche delle nuove che ho da quest’anno. Ovviamente con le nuove è molto complicato, perché la cosa principale in questa professione è proprio costruire una relazione, creare un clima d’aula. Ovviamente questo lo fai se sei lì insieme ai ragazzi, soprattutto le prime. Riusciamo in qualche modo a lavorare abbastanza bene, nei limiti del possibile, con le classi con cui c’è già una relazione avviata, e con difficoltà con i ragazzi che conosci da poche settimane. Abbiamo anche colloqui settimanali con i genitori che si prenotano, lo facciamo telefonicamente o usando Skype. In linea di massima i genitori sono veramente solidali con noi e consapevoli di quanto sia difficile questa didattica a distanza. I ragazzi sono chiaramente stanchi e desiderosi di tornare alla scuola in presenza, e anche per noi sarebbe molto più facile, però il timore del contagio, in questo momento, mi sembra molto più forte che nella primavera scorsa.
Da oggi in Alto Adige comincia una campagna di test a tappeto su tutta la popolazione. L’obiettivo è tracciare il più possibile in vista di possibili riaperture in particolare sotto il profilo della scuola. Come funzionerà?
L’Alto Adige è stata, anche a marzo, la prima provincia che ha voluto aprire subito. È una provincia in cui le attività turistiche sono una delle fonti principali dell’economia e forse c’è stata troppa leggerezza. Già nel mese di ottobre ho scritto su Facebook le mie perplessità, vedendo in giro moltissima gente che non adottava cautele, anche tra i turisti. Molti di noi temevano che si arrivasse a questo. Da oggi la città, e un po’ tutta la provincia, è stata divisa in zone e ognuno sta nella propria strada e dove deve andare; l’auspicio degli organizzatori è quello di testare 350.000 persone. C’è il timore che coloro che parlano in tedesco non partecipino perché c’è stato un rifiuto delle misure in questi mesi nei paesini in cui lo si parla, sembra che in molti di questi paesi per esempio il movimento No Vax sia stato molto numeroso. Ci sarà il tampone rapido e in caso di positività si dovrà stare dieci giorni a casa. Ho qui una lettera firmata da un medico di Bolzano che critica che al tampone rapido, un test non validato, non seguirà un tampone molecolare di conferma. Potrebbe essere anche un falso positivo e soprattutto non verrà fatto il tracciamento, cosa contestata soprattutto dal professor Crisanti. C’è stata una grandissima campagna, addirittura dalle aziende, che offrono 100 euro a chi farà il test. Si è mobilitato anche il Sindaco di Bolzano, i giornali, c’è una grandissima campagna e si sperache questo test di massa venga fatto da più persone e che serva effettivamente a isolare soprattutto gli asintomatici e spezzare questa forte catena di contagi.
Foto dalla pagina Facebook della Città di Bolzano