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Tratto dal podcast
Prisma di mar 27/10/20
Coronavirus | 2020-10-27
Gianna Fracassi, vicesegretaria generale della Cgil, è intervenuta a Radio Popolare per fare il punto della situazione sugli interventi e le misure che i sindacati chiedono per tutelare i lavoratori in difficoltà in questa fase della pandemia, a cominciare dalle categorie più colpite dal nuovo DPCM in vigore fino alla fine di novembre.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Roberto Maggioni a Prisma.
Che analisi fa delle proteste di ieri sera a Milano?
È evidente che il quadro che abbiamo di fronte e quello che stiamo attraversando è molto preoccupante. Io comprendo il timore per il lavoro, perchè una parte di chi in queste ore e nei giorni scorsi ha manifestato, ha a cuore il tema del lavoro. Questa è la spia di una difficoltà che in questa fase c’è. La protezione del lavoro in questo momento è fondamentale. È fondamentale dare certezze perché a fronte di un intervento come quello dell’ultimo Dpcm, che riduce alcune attività, è un tema da affrontare.
Questa è l’evidenza che la priorità negli interventi che vanno messi in campo deve essere la protezione del lavoro e di alcune filiere particolarmente colpite. Vanno trovati tutti i modi per garantire un sostegno a queste persone. Però credo che in tutto questo ci sia anche un po’ di sfiducia rispetto alla garanzia di avere certezze. Penso a quello che è accaduto nei mesi scorsi con la cassa integrazione. Anche sul versante del sostegno e della tutela vanno date maggiori certezze e soprattutto celerità.
Che ruolo avrà il sindacato in questa fase così delicata?
Noi dobbiamo tenere insieme due temi ed è molto complicato farlo. Dobbiamo tenere insieme oggi una risposta ad una nuova emergenza che nessuno di noi immaginava di dover attraversare con questa ampiezza. La risposta all’emergenza, per quanto ci riguarda, è lavoro, salute e istruzione. L’altro tema che dobbiamo tenere insieme è anche la prospettiva perchè dobbiamo dare uno sguardo a quello che accadrà tra qualche mese rispetto alle risorse che verranno messe in campo, a partire da quelle di Next Generation e le risorse europee in generale. Il lavoro che ci siamo impegnati a fare nell’immediato, e domani pomeriggio abbiamo un incontro con la Presidenza del Consiglio, è chiedere alcune cose molto chiare legate alla tutela del lavoro. Il tema della cassa e la proroga del blocco dei licenziamenti è uno dei temi che poniamo. C’è una questione più generale rispetto agli investimenti che si fanno e, soprattutto, agli investimenti sul versante sanitario perché ci sembra che ci sia bisogno di rafforzare alcuni presìdi e di rafforzare tutti quegli strumenti che possono consentire oggi di abbassare la curva epidemica. La terza questione riguarda le scelte di spesa rispetto alle risorse europee. Dobbiamo tenere insieme il tema della protezione delle persone nel lavoro e negli ambiti sociali e, nel contempo, provare a costruire un orizzonte per i prossimi mesi.
Le proteste dimostrano una grande preoccupazione non soltanto per la salute, ma anche per il proprio portafogli. Come si fa in questa circostanza così particolare a sciogliere questa contraddizione?
Noi questa contraddizione l’abbiamo affrontata nei mesi scorsi assumendoci anche delle responsabilità perché la definizione dei protocolli per garantire salute e sicurezza nei luoghi di lavoro nella fase del lockdown sono stati il tentativo di rimettere in campo un’idea di protezione della salute dei lavoratori coinvolti con la possibilità di proseguire alcune attività. Non è facile farlo, ma lì abbiamo detto una cosa con grande chiarezza: in un contesto come quello della pandemia deve prevalere la salute rispetto al profitto. L’abbiamo messa proprio così e anche nel definire quelli che dovevano essere nei luoghi di lavoro tutti i criteri per mettere in sicurezza i lavoratori e le lavoratrici abbiamo tenuto a riferimento questo tema. Secondo noi è possibile farlo, ma è chiaro che non lo si fa semplicemente evocandolo. Servono impegno, risorse e serve soprattutto garantire alle persone che non possono proseguire il loro lavoro tutti quegli strumenti che possano consentire di affrontare i prossimi mesi. E sono soprattutto strumenti economici. Poi c’è un tema che dobbiamo ricordarci: il nostro Paese non ha un quadro di ammortizzatori sociali universali che tengano dentro tutte le tipologie di rapporti di lavoro. Quello che dobbiamo fare è ricostruire, attraverso una dimensione di tutela, le svariate e variegate forme di lavoro di questo Paese. È arrivato il momento di uno strumento universale che tenga dentro il lavoro dipendente ma anche il lavoro autonomo. Questo è un obiettivo che abbiamo sempre posto nei mesi scorsi ma che purtroppo, e lo dobbiamo dire, non è ancora all’ordine del giorno della discussione. Noi avremo mesi molto complicati e difficili ed è necessario garantire alle persone che non appena sarà finita la fase acuta della pandemia saranno comunque garantito e tutelate rispetto al loro lavoro.
A voi come CGIL risulta che sul lavoro vengano effettuati tutti i controlli necessari? O ci sono dei punti deboli?
A noi risulta che quel protocollo ha funzionato. È chiaro che a fianco del protocollo è necessario rafforzare anche le attività di tutela. Non ci risulta, a parte alcuni casi, che si siano verificate situazioni di contagio.
Il problema, però, è legato ai mezzi pubblici. Se io sono sicuro a scuola o sul luogo di lavoro, lo sono molto meno nel tragitto per arrivare a scuola o sul luogo di lavoro. E lì, purtroppo, abbiamo visto che non si è fatto abbastanza per garantire la sicurezza e per aumentare anche gli stessi mezzi pubblici e per mettere nelle condizioni chi oggi lavora o va a scuola di avere la certezza non soltanto di poter fruire dello stesso sistema di trasporto pubblico, ma di farlo in sicurezza.
(Potete ascoltare l’intervista a partire dal minuto 47)
Foto dalla pagina Facebook di CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro