Sergio costa è stato confermato nel governo Conte bis al Ministero dell’Ambiente. La sola conferma, nello stesso dicastero, insieme a quella di Alfonso Bonafede alla giustizia. Costa è nato a Napoli nel 1959; è stato comandante regionale della Forestale in Campania e generale di brigata dei carabinieri. Prima di diventare ministro, ha guidato le indagini condotte nella Terra dei Fuochi; è stato il primo a dare il via alle inchieste dopo aver scoperto una discarica abusiva nel casertano. Si è occupato delle discariche abusive nel Parco del Vesuvio e insieme alla direzione nazionale antimafia è stato referente nelle indagini su ecomafie e crimini ambientali. Quando è arrivata la conferma nel nuovo governo, su Facebook ha scritto: <<L’ambiente è al centro dell’azione del governo. Vorrei portare al primo Consiglio dei Ministri un provvedimento urgente sui cambiamenti climatici.>>.
Il Green New Deal è la parola d’ordine portata in Europa, oltre che tra i punti del programma, dal Presidente del Consiglio Conte: un nuovo corso verde. Il tema è d’impatto, anche nell’opinione pubblica. I verdi, in molti paesi, sono stati la rivelazione delle elezioni europee; ma un conto è dirlo, un conto è farlo davvero. Movimento 5 Stelle e PD hanno storie molto diverse, anche su questo argomento. L’ecologia è da sempre uno dei cavalli di battaglia dei grillini, comprese, soprattutto all’inizio, posizioni radicali sotto il sogno della decrescita felice. Non altrettanto si può dire del partito erede della tradizione industrialista. Le cose sono cambiate, certo, il segretario Zingaretti non perde occasione per rilanciare anche lui la priorità ambientale, ma è indubbio che le due anime del governo su questo tema sono distanti. Qualche esempio: il più immediato sono gli investimenti per le grandi infrastrutture, da sempre avversati dai 5 Stelle, dalla TAV in giù. Meno nota la questione dei SAD, i sussidi ambientalmente dannosi, per esempio quelli per l’acquisto di energia. Tagliarli e seguire il Green New Deal sarà una delle priorità del ministro Costa? E cosa ne penserà il collega dell’economia, il PD Roberto Gualtieri?
Alessandro Principe
L’intervista a Sergio Costa, di Claudio Jampaglia, a Giorni Migliori del 13 settembre Ascolta l’intervista
E’ appena rientrato dall’India: COP14, la quattordicesima Conferenza delle Convenzioni ONU per la lotta alla desertificazione. Penso che lei ci sia andato con molta convinzione, è l’unico ministro europeo dell’ambiente che era presente. Perché, che cosa fa l’Italia e perché è importante?
E’ una domanda che apprezzo molto, perché effettivamente sono stato l’unico ministro dell’ambiente dell’Europa a essere presente, ma anche l’unico del G7. Anche questo secondo me è significativo. Io ci ho tenuto molto. Tenga conto che le problematiche della desertificazione aggrediscono anche l’Italia – e usciamo dalla logica soltanto delle regioni del Sud Italia, per esempio la Sicilia e la Calabria, ormai la desertificazione si sta espandendo ed è arrivata anche a toccare la Liguria, per esempio. Per cui era necessario che il Ministro dell’Ambiente dell’Italia fosse lì a concertare con le Nazioni Unite e gli altri Paesi del mondo sulla lotta alla desertificazione. A livello mondiale è una delle problematiche più intense, perché tocca oltre un miliardo di persone, in particolare nelle zone asiatiche e nell’Africa.
Che cosa abbiamo portato al tavolo: non solo la posizione italiana, per esempio sulla legge del consumo del suolo, che è il caso adesso di approvare e che quindi è presente in parlamento e deve vedere la luce; ma anche la disponibilità dell’Italia attraverso le Aste Verdi, cioè le Emission trading, che sono delle risorse che l’Italia è obbligata in una quota percentuale a spendere sull’estero per progetti specifici che tutelano il resto del pianeta dalla desertificazione, dagli effetti del climate change sulla biodiversità. In particolare la fascia del Sahel e l’Africa Sub-sahariana, sono quasi 14 Paesi da est a ovest… Tenga conto che da lì, tanto per fare un esempio concreto, da lì il tra il 70% è il 85% dei migranti vengono via per disperazione, quasi tutti per disperazione climatica. La desertificazione aggredisce in modo feroce quelle terre e non riescono più a vivere, sono disperati. Noi stiamo intervenendo con Fonditalia – tecnologia italiana, quindi chiudiamo anche un indotto italiano – al fine di aiutare quelle popolazioni costruendo quello che si chiama tecnicamente il “muro verde”: questa grande opera di alberature che attraversa tutta la fascia del Sahel, ma anche attraverso dei memorandum per ogni singolo Paese, che consentano di scavare pozzi, dare un’agricoltura adeguata. Tutto questo con fonti rinnovabili e con tecnologia italiana. Il che mi sembra veramente una bella cosa, per la tecnologia italiana, per il Paese Italia, ma anche per il pianeta.
Qual è il primo provvedimento che ha sul tavolo e quale spinta si aspetta dalla nuova Commissione Europea, che ha al suo cuore addirittura un incarico specifico sulla Green New Economy in Europa? Oggi il ministro Gualtieri ci ha dato una notizia: l’Italia andrà a chiedere che gli investimenti, soprattutto quelli che riguardano economia circolare, non vengano contati nel debito. Insomma, lei parte con molte più promesse dello scorso governo in teoria.
Intanto devo dire che il fatto che sia stato, insieme a Bonafede, l’unico riconfermato nella medesima posizione mi dà un ulteriore senso di responsabilità, perché vuol dire che le aspettative sono forti. Non tanto perché ho lavorato bene prima, tutti hanno lavorato bene, quanto perché si punta particolarmente sul senso della continuità di quanto già costruito prima. Questo mi deve far allargare le spalle per sostenere questa responsabilità, ma la partita me la vado a giocare. Intanto, come ha detto lei, si apre un orizzonte ulteriore a livello europeo. Noi non dimentichiamo che siamo uno dei Paesi dell’Unione Europea: Paese fondatore, ma anche quello che prende meno risorse, meno fondi dall’Unione Europea. Non perché non ci siano le risorse o non si vogliano dare all’Italia: perché tutte le volte che io sono andato a negoziare con la Commissione Europea, ci si dice “ma voi non avete i progetti o non riuscite a portarli a termine”. E allora la battaglia è stata proprio di chiedere progetti esecutivi, è un mio pallino: datemi progetti esecutivi, lo dico sempre, continuamente; pensi al dissesto idrogeologico, per fare un nome e un cognome, o alla depurazione delle acque. Perché così noi siamo credibili in Europa e quella credibilità vuol dire fondi per poter risolvere le questioni. Quindi io mi aspetto molto.
Già l’anno scorso, nella precedente esperienza governativa, andai in Europa a dire al Consiglio dei Ministri dell’Ambiente: << Escludiamo dal debito tutti i fondi e le spese che vanno per la Green Economy e comunque per la tutela ambientale, perché se vogliamo cambiare il paradigma economico e trasformare da tutto ciò che è carbone fossile a tutto ciò che è fonti rinnovabili, per fare un esempio, noi dobbiamo darla questa spinta. Se abbiamo il vincolo del debito non riusciamo a essere smart in questo senso, e quindi apprezzo moltissimo che il Ministro dell’Economia italiano vada lì e vada a dire proprio questo; perché vuol dire che si vuole veramente cambiare il paradigma economico e trasformarlo in paradigma verde.
Che cosa ho sul tavolo subito: io auspico, e l’ho detto al Consiglio dei Ministri del giovedì passato, di portare già la settimana prossima un decreto legge sul contrasto al cambiamento climatico, perché vorrei che l’Italia assumesse questa posizione di leadership mondiale in relazione a questo: io lo vorrei depositare al prossimo Consiglio dei Ministri, credo che sarà giovedì della prossima settimana, perché venerdì parto per le Nazioni Unite a New York, dove c’è il Summit mondiale sul Climate Change. Conte, il premier, verrà dopo 2-3 giorni per parlare all’assemblea mondiale. Portare un decreto legge sul climate change come primo paese in Europa e uno dei primi al mondo significa che ci crediamo.
Cosa contiene il decreto legge?
Per esempio sbloccare l’ “end of waste”, cioè la filiera dei rifiuti, far diventare i rifiuti materia prima. Questo influisce sui cambiamenti climatici, perché non vanno più a incenerimento o a discarica. Sembra una banalità, ma invece stiamo parlando di milioni di metri cubi di rifiuti che diventano materia prima o seconda. Il riciclo diventa finalmente, diciamo, l’hardcore della gestione della filiera dei rifiuti dell’Italia. Però significa anche, per esempio, favorire la mobilità verde. Io penso che vada favorita, penso che i cittadini si debbano muovere col mezzo pubblico, col mezzo ecologico; devo anche creare le condizioni economiche per favorire questo spostamento. Tutto questo è contenuto in questo decreto legge – pensi al dissesto idrogeologico, per esempio, che è il figlio delle grandi piogge o della desertificazione. Tutto questo è contenuto in questo decreto, lo stiamo chiaramente rifinendo e io auspico di poterlo portare in consiglio dei ministri già giovedì della prossima settimana perché così diventa il biglietto di presentazione mondiale dell’Italia in questo nuovo percorso che noi vogliamo fare.
Abbiamo assistito a un tasso di litigiosità nella scorsa esperienza di governo, da cui lei è stato immune quasi fino alla fine, e poi alla fine qualcosa ha detto. Insomma, anche lei ha detto che non se ne poteva più, traducendo in maniera un po’ semplicistica. E allora arriviamo ai punti dolenti: la raccolta differenziata, ad esempio i rifiuti. Da una parte, la necessità forse di alcuni termovalorizzatori in Italia. Chi lo sa, lei non ha escluso che dove fosse necessario si faranno. Tassazione altissima dei rifiuti. Piano bonifiche: siamo molto indietro, ce lo continuano a ricordare. Sulle acque siamo indietrissimo, le multe europee sono ancora lì. Insomma, ci sono molti dossier Spinosi. Quali sono i punti non negoziabili per restare al governo per il ministro Costa?
Lei ne ha toccati tanti, effettivamente sono spinosi. Devo anche dire che nel precedente governo alcuni sono stati affrontati; poi magari c’erano diversità di opinioni, però erano stati affrontati. Nel nuovo governo, la medesima cosa. Le dico subito: sui rifiuti la prima cosa è diminuire il numero dei rifiuti. Io diminuisco la quantità dei rifiuti perché si trasformano in materie prime e seconde, quindi il riciclo, la green economy, l’end of waste; ovviamente, c’ho molto meno bisogno di inceneritori piuttosto che di discariche. Tant’è vero che, dove riusciamo a spingere verso la forte differenziata – e io sto negoziando con i consorzi che raccolgono i rifiuti proprio per spingere verso la differenziata “alta” – non è solo una questione di differenziata, ma di riciclo “alto”. Cioè: una differenza fatta bene, per cui quel prodotto che ne viene fuori non è più un rifiuto, ma è qualcosa che può entrare nel circuito produttivo.
Poi c’è il tema, come ha detto lei, del dissesto idrogeologico, che appunto voglio mettere in questo decreto legge, ma che comunque, qualora non riuscissi a farlo entrare, la norma è pronta e va in consiglio dei ministri. Le bonifiche, lei ha detto una cosa importantissima: non possiamo accettare bonifiche che sono ferme da 20-25 anni. Io ho già costruito un disegno di legge governativo – è stato diramato ai ministri, diamogli il tempo di costituire i gabinetti ai ministri – che pensi porta a non più di 3-4 anni la progettazione finalmente per far partire le bonifiche, contingentandone i tempi. Questi sono elementi secondo me che le persone sentono fortemente, perché le vivono sulla loro pelle. Così come una cosa che è una battaglia che avevo e che continuo ad avere: la formazione ambientale nelle scuole, in tutte le scuole, dall’asilo fino all’Università. Quella importante, l’abbiamo già inserita nel dicembre del 2018 in un protocollo con il ministro del MIUR, adesso di nuovo con il nuovo ministro, la stessa cosa; per il semplice motivo che se io devo inseguire sempre la formazione e l’educazione ambientale, non otterrò mai il Cittadino del futuro. Se invece lo costruisco da bimbo, dopo non farò nessuna fatica. La mia generazione non è stata formata in questo senso, ci siamo auto formati da soli, alla nuova generazione diamo questa opportunità.
Sì sì, poi stanno anche un po’ per fortuna facendo da soli, se li troverà anche prima o poi sotto il Ministero immagino. La lasciamo andare al Consiglio dei Ministri perché ovviamente sta anticipando. Ci può dire chi sono i suoi sottosegretari o ci vuole l’annuncio ufficiale?
No, ci vuole l’annuncio ufficiale, perché francamente…
Si figuri, noi rispettiamo i tempi, sono i tempi necessari. Ultimissima domanda, non al servitore dello Stato, ma diciamo all’uomo che può dire anche quello che pensa in libertà: è stato più felice di cominciare col governo scorso o con questo governo?
Ogni volta che inizia un governo sei pieno di entusiasmo e pieno di desiderio; è una sorta di luna di miele, tra virgolette. Devo dire che io con il precedente governo ho lasciato tanti amici, tante persone di bellissimo profilo con le quali volentieri mi sento e mi vedo, perché sono persone fantastiche. Poi possiamo avere anche opinioni diverse, ma quello è un altro tema; anzi, a volte è bello perché ci si confronta. Con questo nuovo governo, questa nuova compagine, sicuramente accadrà la stessa cosa. Il servitore dello Stato – e mi permetto, nel mio piccolo, di considerarmi tale – il servitore dello Stato c’ha un solo faro illuminante, il cittadino, lo dico senza retorica. In questo senso, tutto ciò che occorre, nel senso migliore del termine, è rivolto al servizio del cittadino. Se riusciamo anche poi a diventare amici, come con alcuni del precedente governo siamo diventati, è ancora meglio, perché si superano quelle mura del dubbio, del “che vorrà da me”, eccetera, così si può lavorare sereni. Io sono una persona molto mite, molto tranquilla; determinata, ma mite e tranquilla. Sono sicuro che andrà bene anche con questa compagine.