Tre esplosioni davanti a negozi nel giro di una settimana. A Foggia è in corso una serie di intimidazioni contro le attività commerciali che continua da tempo, e che ha accelerato negli ultimi giorni. Ne abbiamo parlato con il sociologo pugliese Leonardo Palmisano.
Cosa c’è dietro gli ordigni che continuano a scoppiare?
Da quando ci sono stati gli ultimi arresti, che hanno colpito i due tronconi delle mafie locali, è evidente che la città è sostanzialmente acefala. Il sistema di Foggia, che è di derivazione camorrista, era già debole, molto più debole rispetto a quello della mafia del Gargano. Quello che probabilmente sta accadendo è che le leve più giovani dei clan vogliono incutere timore, e quindi aggrediscono l’economia. È come se fosse una città sotto assedio, dove non si sta combattendo una guerra tra clan, ma una guerra della mafia contro la città. È una mafia che non avendo i capi in libertà vive in totale anarchia, e fa quello che sa fare meglio: deprimere l’economia sana del territorio, spaventando la popolazione.
Gli arresti a cui si riferiva sono avvenuti nel corso di più mesi…
Ci sono state operazioni importantissime, che hanno rivelato la necessità di sanare completamente la città. Andando a Foggia si ha la sensazione che qualcosa debba necessariamente cambiare, altrimenti il declino diventa irreversibile.
Anche l’anno scorso gli attentati si susseguivano a un ritmo simile?
Sì, nel 2018 ce n’è stato uno ogni quattro giorni. Purtroppo si parla troppo poco della ferocia, della brutalità e della straordinaria intelligenza dei sistemi criminali pugliesi. È come se la narrazione della nostra regione come “insula felix” dovesse continuare, quando ormai è evidente che non siamo affatto un’isola felice.
Nei giorni scorsi lei ha lanciato un appello ai cittadini…
L’hashtag è #StopBombingFoggia: è un appello ad attivarsi per una grande manifestazione dal basso, che dica che la città è contro chi usa le bombe per scuotere dalle fondamenta l’indirizzo morale e l’economia legale di Foggia. Le reazioni sono state positive, dalla questura al Comune, da Libera ai cantieri dell’antimafia sociale. Mi auguro che siano gli studenti universitari, insieme al mondo associativo, a prendere in mano l’appello e costruire una grande manifestazione di piazza, un flash-mob contro le bombe e contro le mafie.
Ascolta l’intervista a Leonardo Palmisano