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Tratto dal podcast
Tempi Diversi di ven 27/03 (prima parte)
Coronavirus | 2020-03-27
C’è ancora molto che non sappiamo del coronavirus COVID-19. La pandemia è in corso e in una situazione di emergenza come quella che si sta vivendo in tutto il Mondo manca il temp per analizzare e fare studi più approfonditi su possibili effetti collaterali per chi è guarito dall’infezione, come la perdita totale o parziale dell’olfatto o del gusto che viene denunciata da alcune persone.
Anche lo scrittore candidato al Premio Strega Jonathan Bazzi ha raccontato, dopo esser scampato al COVID-19, di aver perso totalmente il senso dell’olfatto e in parte del gusto. Esiste una correlazione? Si tratta di una perdita temporanea o permanente? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Anna D’Errico, neuroscienziata specializzata nella fisiologia dell’olfatto e ricercatrice al Max Planck Institute for Biophysics di Francoforte.
L’intervista di Florencia Di Stefano-Abichain a Tempi Diversi.
Cosa sappiamo ad oggi del collegamento tra COVID-19 e olfatto?
Ad oggi non sappiamo ancora molto, anche perchè la malattia è ancora in corso. Quello che si è visto è che numerosi medici stanno raccogliendo sempre più casi clinici di persone che, dopo esser guariti dal COVID-19, manifestano disturbi all’olfatto o al gusto.
Per ora c’è una correlazione tra questi due fenomeni, ma è ancora un po’ presto per dire quale sia il meccanismo esatto. Ci sono delle ipotesi.
In un certo senso non sorprende il fatto che ci siano dei problemi a carico dell’olfatto perché si tratta di una malattia delle vie respiratorie che coinvolge anche le vie respiratorie alte. Come tutti i virus influenzali, non sorprende che ci possano essere dei problemi a livello dell’olfatto, poiché la funzione olfattiva dipende principalmente dalla regione dei recettori per l’olfatto che sono nel naso. È plausibile, quindi, che questi possano essere in qualche modo intaccati.
Non sappiamo ancora se si tratta di un fenomeno passeggero o se si tratti di un calo o una perdita permanente, giusto?
È difficile da dire per ora, non credo stiano facendo molti studi su questo aspetto. La situazione è abbastanza concitata al momento ed è difficile fare test molto precisi su pazienti che hanno problemi all’olfatto e al gusto.
C’è da dire che tendenzialmente sono sintomi che dovrebbero col tempo rientrare, ci sono già testimonianze di persone che hanno avuto questi problemi e hanno recuperato. Non bisogna però disperare, perchè il recupero può essere molto lento. Se a distanza di due settimane o un mese non si è ancora recuperato l’olfatto o il gusto non c’è da disperarsi. È normale, i tempi di recupero dell’olfatto sono molto lenti.
Quanto l’anosmia può essere una problematica nella vita di tutti i giorni?
È una cosa che viene molto sottovalutata e la stima secondo la quale tra l’1% e il 5% delle persone abbia problemi di anosmia è al ribasso, anche perché spesso le persone che ne soffrono non pensano neanche di rivolgersi ad un medico. A volte, però, può dare anche molti problemi. Ovviamente ognuno ha le proprie risorse e reagisce in modo diverso, ma si è vista una forte correlazione, ad esempio, tra la perdita di olfatto e lo sviluppo di disagi psicologi o depressione perché non potendo sentire gli odori o gli odori del proprio corpo o del proprio partner si crea una sorta di scollamento col proprio senso di identità, ma anche perché si ha paura di puzzare o si teme di non sentire la puzza di bruciato in cucina o le fughe di gas.
Esistono dei modi o esercizi per facilitare il ripristino dell’olfatto?
In alcuni casi si è visto che un training olfattivo può aiutare, ma non è risolutivo e i benefici si vedono a distanza dei mesi o forse anni nei casi più gravi. Una stimolazione quotidiana può aiutare: basta prendere alcuni odori che si trovano in casa, come candele o spezie, e allenarsi ad annusarli, riconoscerli e associare l’odore alla loro identità. Facendo questo quotidianamente alcuni ricercatori hanno affermato che a distanza di tempo può esserci qualche miglioramento. E questo aiuta anche la persona dal punto di vista psicologico a sviluppare maggiore consapevolezza.