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Le ragioni della mancata ratifica Ue

L’accordo di Parigi sul clima ha superato il requisito delle 55 ratifiche da parte di Stati membri dell’Onu, anche se i Paesi ratificatori non coprono, nel loro insieme, il 55 per cento delle emissioni inquinanti necessario per l’entrata in vigore del trattato.

Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha annunciato che con i 31 strumenti di ratifica che gli sono stati consegnati mercoledì, sono saliti a 60 i firmatari dell’intesa, produttori complessivamente del 47,5 per cento delle emissioni di gas serra. Tra i Paesi “virtuosi” i due principali inquinatori, Usa e Cina.

“E’ positivo che tra coloro che si stanno impegnando di più affinché l’Accordo entri rapidamente in vigore, ci sono sia i maggiori inquinatori del mondo sia i Paesi più vulnerabili agli effetti del riscaldamento globale. Questo dimostra come i cambiamenti climatici ci uniscano tutti e richiedano una nostra rapida risposta” sottolinea Luca Iacoboni, responsabile “ Campagna Energia e Clima “ per Greenpeace – Italia.

Presente alla cerimonia al Palazzo di Vetro, il segretario di Stato americano John Kerry si è detto fiducioso che il secondo requisito sarà raggiunto prima dell’apertura della Conferenza Cop 22 sul clima, il 7 novembre a Marrakesh in Marocco. “Abbiamo bisogno di coprire il 7,5 per cento delle emissioni globali in più per raggiungere la soglia”, ha aggiunto Ban Ki-moon.

Tra quelli che mancano ancora ci sono Russia e India, che insieme producono più del 10 per cento delle emissioni totali di gas serra. E soprattutto l’Unione europea (11 per cento delle emissioni Co2), storicamente in prima linea contro i cambiamenti climatici, ma che in questo momento è paralizzata dalle procedure interne: l’Ue deve aspettare le ratifiche dei vari Stati a livello nazionale. In realtà alcuni Paesi l’hanno già fatto – Francia, Ungheria, Austria, Slovacchia; altri hanno dei tempi parlamentari già fissati, la Germania la prossima settimana. Paesi come la Polonia, ancorata al carbone più di ogni altro, hanno invece interesse a rinviare l’appuntamento.

Secondo il Wwf, “l’Italia, per peso e come Paese fondatore dell’Unione, deve essere tra i primi e non tra gli ultimi”. Al governo Renzi il Wwf ha chiesto “l’immediata presentazione del disegno di legge di ratifica e una corsia preferenziale in parlamento perché venga approvato a inizio ottobre, ben prima del referendum costituzionale e dell’inevitabile rallentamento dei lavori parlamentari”. In un’intervista all’inizio di settembre, il ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti aveva promesso entro la fine dell’anno la ratifica italiana, senza però specificare se prima o dopo la Cop 22 di Marrakesh.

  • Autore articolo
    Chawki Senouci
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    Ho detto R1PUD1A di Claudio Jampaglia e Giuseppe Mazza per EMERGENCY “Ho detto R1PUD1A” è un podcast sul riarmo e la propaganda di guerra in Europa di Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia, realizzato negli studi di Radio Popolare per EMERGENCY. Nei 5 episodi vi racconteremo le ragioni della campagna R1PUD1A di EMERGENCY www.ripudia.it attraverso un’analisi dei meccanismi per cui in questi anni siamo arrivati al “non c’è alternativa” al riarmo, dei protagonisti, delle campagne e dei linguaggi, con molti ricorsi storici, qualche sguardo alle alternative e con la partecipazione di alcuni dei protagonisti dell’associazione che da 30 anni cerca di curare e prevenire le ferite provocate dai conflitti armati. Primo episodio: Le parole sono importanti. In questa prima puntata di “Ho detto R1PUD1A” Giuseppe Mazza e Claudio Jampaglia spiegano cosa significa la parola “ripudia” nella Costituzione italiana e perché è stata scelta per rappresentare il “mai più” alla guerra del popolo italiano dopo la Liberazione. Non siamo i soli ad avere fissato questo principio nelle nostre leggi. La guerra però sta tornando una prospettiva concreta, almeno secondo la maggior parte dei governi, che si riarmano, Italia compresa. Con Rossella Miccio, presidente di EMERGENCY, vi racconteremo poi l’esempio del Sudan, il Paese dove la guerra ha già causato in questi due anni oltre tre milioni di profughi. Partecipa alla campagna R1PUD1A su www.ripudia.it

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