Una cooperativa edificatrice come a Milano e in Lombardia ce ne sono tante. Qualche centinaio di soci che abitano nelle case della cooperativa e che mettono i loro risparmi nelle sue casse, sotto forma di prestito sociale.
Poi alla cooperativa L’avvenire di Musocco qualcosa cambia. Negli anni ’90 – grazie a una nuova legge che di fatto svuota le cooperative della filosofia e dei principi per cui erano nate – i soci possono decidere se comprare la casa in cui abitano. Da lì a operazioni edilizie e finanziarie speculative il passo è breve.
La cooperativa L’avvenire di Musocco si fonde con la Unacoop di Novate. I soci diventano molti di più, la gestione meno controllabile e sempre più spregiudicata.
Alcuni mesi fa qualche socio chiede di riavere i soldi che ha messo nel prestito sociale. Ne ha bisogno per coprire spese improvvise. Ma i soldi non vengono restituiti e il consiglio di amministrazione si nega.
Si scopre che la Unacoop è in bancarotta, che i revisori dei conti e il collegio dei sindaci hanno giudicato il bilancio del 2015 non approvabile. Nonostante questo a ottobre il Cda si presenta all’assemblea dei soci: vuole fare approvare comunque quel bilancio e propone come via d’uscita di cedere il patrimonio edilizio invenduto della cooperativa a una finanziaria. In cambio la promessa ai soci di qualche milione in azioni.
Ora i soci, più di settecento, hanno fatto un comitato per cercare di riavere i loro soldi e di salvare la cooperativa.
Mariangela Casalucci è una di loro: