Jason Rezaian, il giornalista del Washington Post da mesi sotto custodia delle autorità iraniane, è stato condannato al carcere.
Non si conosce ancora la durata della sentenza, perché la corte iraniana aspetta di finalizzarla in previsione di un appello.
Rezaian, il mese scorso, era stato giudicato colpevole di spionaggio.
L’avvocato di Rezaian, Leila Mohseni, ha detto ad Associated Press di non avere “dettagli sulla sentenza”, che il suo assistito attende da almeno tre mesi.
Il giornalista del Washington Post è stato arrestato con la moglie, Yeganeh Salehi, e altri due foto-giornalisti, il 22 luglio 2014. Sono stati tutti rilasciati, tranne Rezaian, che ha la doppia cittadinanza, iraniana e statunitense. L’Iran non riconosce la doppia cittadinanza.
Il Post ha sempre negato le accuse di spionaggio per il suo giornalista, che è stato processato in udienze a porte chiuse. Rezaian, cresciuto in California, copre dal 2012 le notizie da Teheran per il giornale americano.
Secondo l’intelligence delle Guardie della Rivoluzione, Rezaian sarebbe una “spia americana“, che ha cercato di ribaltare la legge islamica in Iran. L’uomo, secondo la TV di stato iraniana, avrebbe raccolto informazioni su cittadini iraniani e stranieri, oltre che su società, che in questi anni hanno cercato di aggirare le sanzioni imposte a Teheran per i suoi piani nucleari.
Il Dipartimento di Stato USA ha più volte chiesto la liberazione di Rezaian. I media iraniani la scorsa estate hanno parlato della possibilità di scambio tra il giornalista e diciannove cittadini iraniani detenuti negli Stati Uniti.
Così Jason Rezaian, in un video per il Washington Post, commentava le reazioni dell’Iran alla rielezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti.
[youtube id=”vrQqybangrA”]