“Ora che la macchina è partita può procedere da sola e spedita.” Così, ufficialmente, vengono spiegate le ragioni dello scioglimento del “mini Direttorio”. Ma a parte che i fatti hanno già smentito questa realtà, con l’allontanamento dell’ultimo assessore, e una Giunta che non sembra voler mai partire, l’abbandono del Direttorio romano non sembra proprio un passo distensivo, quanto invece la dimostrazione che le tensioni nel Movimento Cinque Stelle non sono state sanate dal comizio di Grillo a Nettuno.
I parlamentari che dovevano fare da anello di congiunzione tra Direttorio nazionale e Comune di Roma si sono trovati invece a stare tra l’incudine e il martello, prendendole da tutte le parti, con i sospetti di aver volontariamente diffuso la mail per indebolire l’astro nascente Di Maio, gli errori della macchina comunicativa, e il ritorno sulla scena di Roberta Lombardi di cui sono note le incomprensioni con Virginia Raggi.
Tanti motivi per lasciare, spostando onori e oneri sulla sindaca della Capitale, che avrà un sistema di controllo in meno, ma gli occhi puntati invece di Grillo e del Direttorio romano, che ancora oggi si sono incontrati per tre ore in un albergo di Roma. Ma Grillo, nonostante sia stato a Roma tutta la giornata, non ha visto la sindaca.
“Basta autolesionismo – avrebbe detto Grillo – barra dritta e pedalare”: insomma, ha chiesto ai suoi di non fare più errori e di ricominciare, tanto più che c’è da portare avanti la campagna per il No al referendum.
Il caso Di Maio potrebbe chiudersi qui, le scuse e le giustificazioni del Vicepresidente della Camera sono apparse quasi imbarazzanti rispetto all’ intervento all’ attacco di Di Battista e quindi si è già messo in moto il gioco del nuovo candidato in pectore, ora che la stella di Di Maio è calata. Il rischio di nuove rivalità e competizioni nel Direttorio è presente e Grillo ne è consapevole. E non solo lui.
Tra i parlamentari, c’è chi critica questo sistema così chiuso di gestione e di potere. La vicenda di Roma ha fatto emergere tutte le debolezze e il ritorno di Grillo lo conferma. C’è chi chiede ora un allargamento del Direttorio, ma anche chi torna a chiedere l’avvio di quel sistema operativo Rousseau, quella rete voluta da Casaleggio, per la condivisione e le scelte del movimento. Un maggior controllo a partire da Milano, dalla Casaleggio Associati, ricordando dice ancora qualcuno che “siamo in Parlamento solo per due mandati, non si deve pensare a chi andrà a Palazzo Chigi, ma il modo migliore di lavorare è l’apertura e la condivisione.”