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Tratto dal podcast
Prisma di mer 10/06 (prima parte)
Italia | 2020-06-10
La Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni ha convocato con un urgenza il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte per spiegare le ragioni della scelta di autorizzare un’imponente vendita di armamenti all’Egitto. Ne abbiamo parlato col presidente della commissione, il deputato di Liberi e Uguali Erasmo Palazzotto.
L’intervista di Lorenza Ghidini e Claudio Jampaglia a Prisma.
La convocazione avviene per un fatto semplice. L’entità dell’autorizzazione alla vendita di armamenti verso l’Egitto ci dice che in qualche modo abbia scelto di normalizzare i rapporti con l’Egitto, forse anche più che normalizzare: si vende un quantitativo di armi di questo tipo a un Paese che è molto più che un alleato strategico, è un amico del Mediterraneo. E di conseguenza, visto che c’è stata una telefonata tra il Presidente Conte e il Presidente al-Sisi che ha sbloccato questa vicenda, noi abbiamo ritenuto di dover chiedere al Presidente Conte di venirci a spiegare esattamente cosa è successo, perché immaginiamo che ci siano fatti rilevanti visto che l’Egitto è un Paese che per quattro anni non ha mai collaborato alla ricerca dei responsabili dell’omicidio di Giulio Regeni e che questo ha determinato in questi quattro anni una tensione diplomatica che era ancora in corso.
Voi a che punto siete col vostro lavoro?
Noi avevamo cominciato a gennaio a ricostruire i fatti. Lo abbiamo fatto ascoltando per ben due volte la Procura di Roma che ha fatto un lavoro straordinario e da lì sono venuti fuori elementi importanti per la vicenda. Noi oggi sappiamo con certezza, grazie al lavoro della Procura di Roma, che Giulio Regeni è stato rapito e, verosimilmente, torturato e ucciso da cinque agenti della National Security Agency egiziana, ricostruendo anche una responsabilità diretta delle autorità egiziane sulla sua morte.
Poi lo abbiamo fatto parlando con gli ambasciatori e stavamo continuando su questo percorso. Purtroppo il COVID ha interrotto per tre mesi i lavori di questa commissione, che adesso ha ripreso a ranghi ridotti e che dovrà correre per recuperare il tempo perduto. Dovremo passare ascoltare anche tutti i protagonisti politici di questa vicenda, a cui abbiamo già annunciato che non avremo fatto sconti.
Dal vostro punto di vista questo accordo tra Italia ed Egitto è un atto che ostacola la ricerca della verità sulla morte di Giulio Regeni?
Il nostro compito è quello di accertare come sono andate le cose, anche in questo caso. Il Presidente Conte ha avuto una lunga telefonata con Al-Sisi e immaginiamo che da quella telefonata siano emersi degli sviluppi, che si sia parlato della vicenda Regeni. Se non ci sono stati sviluppi, un segnale di normalizzazione di questo tipo dà alla controparte egiziana l’idea che in qualche modo la vicenda che riguarda Giulio Regeni appartiene al passato. Credo che questo sarebbe un errore gravissimo che pregiudicherebbe la possibilità di ricercare la verità e di ottenere giustizia.