Francesco Dentali, direttore del Dipartimento delle medicine della Asst dei Sette Laghi è intervenuto oggi a Radio Popolare per descrivere quello che sta succedendo nella provincia di Varese, dove nelle ultime ore si è registrato un boom di contagi da COVID-19.
L’intervista di Mattia Guastafierro.
La provincia di Varese è una delle più colpite d’Italia dalla seconda ondata di COVID-19, certamente lo è in relazione ai casi rispetto alla popolazione, qual è il motivo?
Le spiegazioni sono molteplici: la prima è che siamo stati un po’ meno colpiti durante la primavera; la seconda è inerente alla densità di popolazione, perché più è alta la densità più e facile la diffusione del virus: Varese è una provincia densamente popolata; la terza è probabilmente la vicinanza con Milano, l’altra provincia molto colpita e in particolare con la città di Milano che è il centro più colpito, perché molte persone che abitano a Varese lavorano a Milano; la quarta ipotesi è la vicinanza con la Svizzera ovvero la presenza di molti frontalieri tra la popolazione varesina: anche in Svizzera stiamo assistendo a una grande risalita dei contagi.
Al momento la pressione sull’ospedale è alta?
La pressione è fortissima: stiamo ricoverando molti pazienti, in numero superiore, nel calcolo giornaliero, a quelli ricoverati nel periodo marzo/aprile. Sono pazienti in condizioni cliniche tali da necessitare sempre il ricovero, sono ricoveri “veri”: abbiamo diversi pazienti in terapia intensiva e anche molti con il casco, tutti insomma con insufficienze respiratorie importanti.
Nell’unità di crisi di cui è membro che cosa deciderete?
La nostra unità di crisi non ha mai chiuso, perché sapevamo che avrebbe potuto esserci un rimbalzo dei contagi. Non pensavamo, come nessuno, a numeri come questi, perché sono numeri importanti che fanno paura. Quello che stiamo decidendo è come cambiare la fisionomia dell’ospedale e dell’ASST in generale, quindi anche degli ospedali che le fanno capo. L’obiettivo è far fronte all’emergenza in modo che tutti i pazienti covid-positivi, con sintomatologie che richiedono il ricovero, possano trovare un letto, come è stato fino ad ora.
Dalla politica arrivano segnali di misure più restrittive rispetto a quelle nazionali?
Io faccio il medico, non è qualcosa di cui mi occupo, però le misure che sono state prese hanno bisogno, come accade di solito, di qualche giorno per funzionare. Se però c’è questa risalita importante dei contagi, io mi aspetto che siano prese altre misure. Dire quali altre misure non sta a me, ma credo che i numeri di oggi e di domani condizioneranno le scelte successive: se ci fosse un’ulteriore crescita, probabilmente saranno prese misure ulteriori come è giusto che sia.
Foto dalla pagina Facebook dell’ASST Sette Laghi