Un flusso continuo di persone per tutto il fine settimana tra le transenne che costeggiano la sede di Emergency, in Via Santa Croce, o in cerca d’ombra sotto gli alberi attorno alla chiesa di Sant’Eustorgio. Oltre duemila in questa domenica mattina di caldo d’agosto, ordinati, autoregolati, con i volti commossi e sorridenti accompagnati da un’organizzazione imponente della ong. La serpentina si fa silenzio già dall’entrata nel guardino della sede fino al momento del saluto all’ultima foto di Gino sorridente su una spiaggia in Normandia e alle sue ceneri. Attorno i gonfaloni listati a lutto delle sue due città natie, Sesto San Giovanni e Milano, la maglia della vecchia Inter su una poltrona, la musica dei Pink Floyd in sottofondo.
Non c’è bisogno di dire nulla. Al limite si firmano i libri di presenza si lascia un grazie a Gino.
All’uscita c’è chi piange e chi ragiona sul vuoto che lascia un tale carisma, in tanti discutono sottovoce sulla necessità, a maggior ragione oggi, di rilanciare. Come dice un militante di Mantova: “È come se cominciassimo ora con il suo entusiasmo e col suo esempio“. Tra dolore e speranza, in fondo è sempre stata così la vita di Gino Strada ed è il lascito che in tanti qui vogliono continuare.
Le voci dei volontari, dei cittadini e dell’amico Ennio raccolte domenica 23 agosto: