
Mancano meno di due settimane alle primarie del centrosinistra di Milano, e i sondaggi registrano ancora un consistente vantaggio di Giuseppe Sala su Francesca Balzani e Pierfrancesco Majorino. Cinque anni fa gli istituti di sondaggio segnalavano un sostanziale testa a testa tra Giuliano Pisapia e Stefano Boeri, e più staccato Valerio Onida.
Il commissario unico a Expo è in discesa rispetto all’inizio, ma con ancora un ampio margine: all’inizio era attorno al 60 per cento dei consensi, ora è al 50.
Ci sono alcuni elementi di riflessione in questo ampio uso dei sondaggi. Il primo è la proliferazione di indagini: come sappiamo, i committenti possono influenzare l’esito, non a caso nelle norme della famigerata par condicio è stato codificato il loro uso.
Il campione di persone intervistate è sull’elettorato del centrosinistra – e non su chi si reca alle primarie – una differenza sostanziale, che diminuisce l’attendibilità. Andare volontariamente alle urne per scegliere un candidato è cosa diversa da recarsi a un seggio per votare il sindaco.
In questo momento ci sono due candidati che fanno incontri più partecipati – Balzani e Majorino – con la prima in crescita e capace di intaccare l’elettorato di Sala, mentre il secondo ha dalla sua sostenitori molto motivati e galvanizzati dalla vittoria del primo dibattito a quattro. In questo elettorato c’è anche una parte attiva che si asterrà, perché pensa che la divisione tra i due candidati più di sinistra agevoli la vittoria dell’amministratore di Expo.
Sala non sembra riuscire a motivare alla partecipazione, ma può contare su una fama personale consistente che lo rende votabile da un elettorato di opinione ed è sostenuto da un bel pezzo del Partito democratico.
Proprio per questo in tutti i comitati c’è tensione, anche per la singola apparizione mediatica, perché la sfida è innanzitutto portare al voto i milanesi il 6 e 7 febbraio. E nessuno sa da chi è composto il popolo delle primarie milanesi, probabilmente molto diverso da quello del novembre 2000.