La candidatura del centrodestra alle comunali di Milano nasce attorno ai veti incrociati. Maurizio Lupi, ex Forza Italia, ex Udc, già ministro e assessore a Milano, ciellino, vorrebbe correre. Ma la Lega lo stoppa. Berlusconi spinge Salvini, il quale però non vuole esporsi in prima persona. Roberto Rasia potrebbe essere una mediazione.
Il contatto tra lui e la Lega nasce attraverso i rapporti del commissario leghista a Milano nonché assessore alla Regione Lombardia con delega sulla città, Stefano Bolognini. I luoghi sono quelli del volontariato cattolico, in particolare il banco alimentare, dove Cl ha un peso primario. Rasia non è un leghista, ma si è sempre riconosciuto nel centrodestra e tiene molto alla sua immagine di moderato con forti radici cattoliche, a cominciare dagli studi fatti tutti dai padri Barnabiti, a Genova, la sua città di origine.
Con Salvini un primo contatto sarebbe avvenuto già durante l’estate scorsa, poi di nuovo a sant’Ambrogio, giorno in cui Sala ha annunciato la ricandidatura. In quel momento, la Lega era in difficoltà, perché Salvini voleva un nome fuori dal giro dei partiti, per contenere le perdite in caso di una probabile sconfitta, e al tempo stesso una figura da fare crescere sulla falsariga di quella di Sala: un manager, un uomo della cosiddetta società civile.
Erano stati sondati diversi nomi ma Salvini aveva ricevuto solo dei No. Il colloquio decisivo sarebbe avvenuto il 31 dicembre. Certo, Rasia non è milanese, non ha un pedigree politico, non è conosciuto. Non è nemmeno uno che frequenta lo stadio, luogo divisivo, mentre Sala non nasconde la sua passione per l’Inter. Ma Salvini pensa di poter avere gioco facile a costruire una candidatura a trazione leghista.
Nei primi incontri sono già emerse le linee guida della campagna elettorale, e sono i temi classici che ci si aspetta dalla destra che vuole rimontare su Sala: periferie abbandonate, crisi economica, le sempiterne piste ciclabili.
Foto dal profilo Facebook di Roberto Rasia