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Chi è Roberta Metsola, nuova Presidente del Parlamento Europeo

Roberta Metsola

Roberta Metsola è la più giovane presidente nella storia del parlamento europeo, eletta grazie a un accordo tra Popolari, dalle cui fila proviene, socialisti e liberali. Il gruppo di cui fa parte la lega, Identità e Democrazia, ha deciso di sostenerla, e la destra dell’ ECR, di cui fa parte Fratelli d’Italia, ha ritirato all’ultimo momento il suo candidato per convergere su di lei. I Verdi e la sinistra hanno invece votato contro.

Ma anche tra i socialisti e i liberali i malumori non sono mancati, perché Roberta Metsola è nota per le sue posizioni radicalmente anti abortiste. Malta, il suo paese di origine, è l’unico paese in Europa dove l’aborto è illegale, in qualsiasi caso, stupro, pericolo di morte, tutto. E Roberta Metsola è una convinta fautrice di questa linea. Nel 2021 si è astenuta nel voto su una risoluzione che chiedeva alla Commissione di rendere reato ogni tipo di violenza sulle donne, si è astenuta perché il testo conteneva un riferimento all’aborto. Lei nelle scorse settimane ha promesso che se fosse stata eletta avrebbe rispettato le decisioni della Ue anche su questa materia. Che altro poteva dire? Per convincere i più riluttanti all’interno della maggioranza Ursula, i leader hanno anche dovuto promettere che si farà un documento per circoscrivere l’azione della Presidente ad alcuni campi meno sensibili.
Poco fa le sue prime parole sono state per il suo predecessore, scomparso proprio sul finale del mandato. Chissà cosa pensava di questa successione il cattolico adulto David Sassoli.

Oggi le cariche piu importanti in Europa sono ricoperte da donne, Von Der Leyen alla Commissione, Lagarde alla Banca Centrale, Metsola all’Europarlamento. Stavolta però essere donna non è garanzia di stare dalla parte delle donne.

  • Autore articolo
    Lorenza Ghidini
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    In questo saggio, Cinzia Bigliosi ripercorre la vita e l’opera di Irène Némirovsky, autrice di successo degli anni Trenta, tornata alla ribalta, dopo decenni di oblio, con il clamoroso postumo "Suite francese" (2004). Scrittrice dell’esilio, testimone spietata di un mondo abitato da loschi affaristi, madri affette da bovarismo, balie spaesate e figlie neglette ed egoiste, Irène Némirovsky domò, non senza contraddizioni, i temi costanti nella sua opera – come la negazione delle origini, l’ereditarietà, il terrore dell’invecchiamen­to, l’arrivismo e il sacrificio – con un marchio personale frutto dell’orgogliosa consapevolezza di una originalità del tutto unica. Oggi a Cult, Ira Rubini ha intervistato l'autrice del libro, Cinzia Bigliosi.

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