Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Venerdì 28 agosto 2020

Roberto Gualtieri - Risarcimenti COVID

Il racconto della giornata di venerdì 28 agosto 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia alle misure del Comune di Milano per la riapertura delle scuole il 14 settembre e la firma del decreto, da parte del Ministro Gualtieri, per l’assunzione a tempo indeterminato di oltre 84 mila docenti. In Turchia, dopo i tre componenti della band musicale Grup Yorum, a spegnersi dopo un lungo digiuno, è stata l’avvocatessa Ebru Timtik. Donald Trump ha chiuso la Convention repubblicana, mentre in Giappone il premier Shinzo Abe ha confermato l’intenzione di dimettersi per motivi di salute. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

I dati sui contagi in Italia: ancora una leggera crescita. 1.462 i nuovi positivi contro i 1.411 di ieri, il numero più alto dall’inizio di maggio. Per il terzo giorno consecutivo si è toccato il massimo di tamponi, che sono stati oltre 97mila. 9 i morti nelle ultime 24 ore, ieri erano stati 5.
Le persone in terapia intensiva sono 7 in più per un totale di 74. I ricoverati con sintomi sono 47 in più rispetto a ieri. Il numero più alto di nuovi positivi è in Lombardia, con 316.
Secondo l’assessore al Welfare Gallera il 65% dei nuovi infetti è rientrato dalle vacanze. A Milano città i nuovi casi sono 81. Il numero di infettati nella rsa di via Quarenghi è salito a 24. Si tratta di 3 lavoratori, messi a riposo, e 21 anziani.

Scuola, firmato il decreto per l’assunzione di 84mila docenti

(di Anna Bredice)

Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri ha firmato oggi il decreto per l’assunzione a tempo indeterminato di oltre 84 mila docenti, ma secondo i sindacati della scuola il problema della copertura delle cattedre rimane e si fa una stima per quest’anno di circa 250-300 mila supplenti che serviranno a coprire le cattedre che rimarranno vuote, a causa dell’esaurimento di molte classi di concorso e le graduatorie di merito. La copertura attraverso i concorsi si fermerebbe al 30 per cento, la speranza è che molti posti possano essere assegnati attraverso le chiamati veloci. Il tema scuola in vista della riapertura presenta ancora tante complessità, c’è il rischio che gli insegnanti di ruolo non bastino a coprire i posti vacanti dovuti ai molti che sono andati in pensione, c’è poi l’eventualità che docenti affetti da patologie possano chiedere un esonero, nel mondo della scuola la percentuale di docenti e personale Ata sopra i 55 anni è del 40,5 per cento e quelli oltre i 62 anni sono 171 mila. Con questa incertezza dovuta ai posti disponibili di ruolo e all’età degli insegnanti, ben nota però nel governo da tempo, diventa più faticoso gestire la possibilità di dividere le classi per avere più spazio, perché ci vorrebbero ancora più docenti, nel Lazio ad esempio secondo l’assessore alla scuola i due problemi principali sono gli spazi nelle classi, solo a Roma ci sono 1200 scuole e poi i trasporti. E a proposito di questo argomento lunedì dovrebbero essere pronte le linee guida per la capienza degli autobus, dovrebbe però arrivare intorno al 75 o 80 per cento, ma anche in questo caso si è calcolato ad esempio che a Milano rimarrebbero a piedi circa 77 mila passeggeri. Ormai negli ultimi giorni è tutto il governo ad occuparsi del tema scuola, cercando di risolvere le tante criticità che da maggio sono rimaste in parte irrisolte, la ministra dell’Istruzione Azzolina appare sempre più indebolita nel suo ruolo, che per il capogruppo del Pd al Senato Marcucci è stato svolto in maniera insufficiente. Critiche che arrivano quindi non solo dalla Lega, ma anche dalla maggioranza, i Cinque stelle tentano di difenderla e, dicono, chi la attacca, colpisce tutto il governo.

Milano, le misure previste per la riapertura delle scuole

(di Chiara Ronzani)

I Comuni hanno avuto la possibilità di usare dei poteri commissariali per gestire il ritorno a scuola. Proprio su quelli – ha spiegato il sindaco Sala – ha fatto leva Milano, per cercare di arrivare più attrezzata possibile al 14 settembre.
Saranno una decina le strutture temporanee di legno e cemento, costruite in altrettanti istituti in cui la carenza di spazio era più evidente, che cercheranno di limitare gli assembramenti di studenti.
Ma sono diversi i provvedimenti meno evidenti a cui Palazzo Marino ha lavorato.
Ai bimbi più piccoli, di nidi e scuole per l’infanzia, la temperatura sarà misurata ogni mattina, all’ingresso, così come ad accompagnatori e al personale. Per evitare che si formino code, saranno posizionati bollini a terra che indicano dove sostare.
I dipendenti saranno riforniti di mascherine, guanti, visiere protettive e gel igienizzante. Investiti 6 milioni di euro per personale addetto alle pulizie, che saranno straordinarie.
Nella decina di scuole che si trovano in strade senza marciapiedi, la via sarà chiusa al traffico veicolare negli orari di entrata e uscita. Sempre per evitare assembramenti, saranno installati paletti per evitare la sosta selvaggia davanti agli istituti scolastici.
Uno dei nodi critici è quello delle mense: circa la metà funzionerà in maniera ordinaria, con diversi turni, in altri casi metà degli studenti dovrà pranzare in classe.
Altro problema: il pre e post scuola. Il comune ha già annunciato che negli asili sarà garantito solo il primo, con l’orario 7.30-16.30. Quello su cui il sindaco Sala ha detto di non poter fare nulla sono i trasporti: non ci sono mezzi disponibili e sarà impossibile aumentare la frequenza.
Infine due inviti: al personale a sottoporsi al test sierologico, alle famiglie a vaccinare i bambini per l’influenza.

L’uso politico del Covid nelle Regioni

(di Luigi Ambrosio)

Da nord a sud, il presidente di Regione che risponde a Lega o a Fratelli d’Italia usa la sua poltrona per coprire i propri errori, per mettere in difficoltà il governo, per ribadire che deve rimanere tutto aperto e comunque è colpa degli altri, dello straniero. Lombardia, Sardegna, Sicilia.
Musumeci, il presidente siciliano, adesso dice che non capisce perché il Tar abbia accolto il ricorso contro la sua ordinanza razzista che avrebbe voluto espellere tutti i migranti dall’isola. “Non l’hanno nemmeno letta” si lamenta. Dubitiamo non l’abbiano letta. Ma in effetti bastava l’annuncio. Via gli stranieri untori. E si sorprende che il Tar lo abbia fermato. CONTINUA A LEGGERE.

Giappone, le dimissioni del premier Shinzo Abe

Il premier giapponese Shinzo Abe ha confermato l’intenzione di dimettersi per motivi di salute. “Il mio attuale stato di salute, a seguito dei recenti controlli, non mi consente di concentrarmi sulle questioni più importanti che riguardano il governo, ed è il motivo per cui intendo farmi da parte“, ha detto il premier nel corso di una conferenza stampa trasmessa in diretta dalle reti nipponiche. Abe, 65 anni, è affetto da una colite ulcerosa che lo aveva già costretto alle dimissioni nel 2006.
Lo scorso 24 agosto Abe era diventato il premier giapponese più longevo di sempre, superando il record del suo prozio Eisaku Sato, pari a 2.798 giorni senza interruzioni. La malattia lo ha costretto a gettare la spugna. “Dalla metà del mese scorso la mia salute è peggiorata e ho perso molte energie e forze e la mia colite ulcerosa è stata confermata”. Queste sono le sue parole.
Ma a Tokyo la stampa locale ha fatto capire che c’è dell’altro:
– il crollo della sua popolarità: stando ai sondaggi il 70% dei giapponesi è insoddisfatto della gestione della pandemia.
– Abe è stato incapace di fermare la guerra tra le varie correnti del partito Liberal Democratico che hanno già lanciato la corsa alla sua successione.
Storicamente le vittorie di Abe e della destra conservatrice giapponese sono legate all’assenza di un’ opposizione credibile. Il suo successore avrà l’arduo compito di fare tornare gli elettori alle urne in un paese dove l’astensione sfiora il 50%.

Turchia, Ebru Timtik muore in carcere dopo 238 giorni di digiuno

(di Serena Tarabini)

Cosa ha più senso oggi in Turchia, trascorrere anni e anni in carcere o lasciarsi morire per denunciare una condanna ingiusta? Pone questa domanda la serie impressionante di morti per sciopero della fame che scandisce la cronaca del paese da mesi. Dopo i tre componenti della band musicale Grup Yorum, a spegnersi ieri è stata l’avvocatessa Ebru Timtik.
In carcere dal 2018 con una condanna a 13 anni per reati connessi al terrorismo, Ebru Timtik era in attesa del pronunciamento della Corte Costituzionale e aveva dato inizio al percorso , tristemente diffuso negli ambienti della sinistra radicale ed antagonista, che l’ha condotta alla morte 238 giorni fa. CONTINUA A LEGGERE.

Donald Trump chiude la Convention repubblicana

(di Roberto Festa)

Il crociato e il sovrano. È tra queste due figure che Donald Trump ha scelto di collocarsi durante la Convention repubblicana. Il crociato è il presidente che promette di sconfiggere “anarchici violenti, agitatori e criminali che minacciano i buoni americani”. Ma il crociato è anche quello che promette di salvare l’America da Joe Biden, che con la sua debolezza e incompetenza lascia libertà di movimento ai criminali, non difende i lavoratori americani, vuole cancellare ogni riferimento a Dio dal Pledge of Allegiance. L’altra incarnazione di Trump in questa Convention è stata quella del sovrano. Che regna su un partito repubblicano che è ormai diventato il suo partito. Che conta su una dinastia di figli e parenti pronti a seguire il suo esempio. Che usa i luoghi federali, di tutti – la Casa Bianca, il Washington Monument – per tenere i propri comizi e far esplodere i fuochi d’artificio finali della Convention. Un uso privato, personalistico delle istituzioni pubbliche che ha scandalizzato alcuni ma che pare del tutto naturale a Trump. Trump che alla fine del suo discorso si è girato verso la Casa Bianca e ha esclamato: “Oggi qui ci siamo noi”. Barack Obama, alcuni giorni fa, ha detto che una seconda vittoria di Donald Trump distruggerebbe la democrazia americana. Mai forse la cosa è stata più chiara che durante questa Convention repubblicana.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Il 31 dicembre 2024 è stata una giornata tremenda per la musica italiana. La notizia della morte di Paolo Benvegnù ha colpito duramente le moltissime persone che negli anni sono state toccate dalle sue canzoni, dalla sua voce, dalla sua poesia, oltre che dalla sua straordinaria umanità. Lo amavano le persone che lo conoscevano grazie ai suoi dischi e ai suoi concerti, lo amavano le persone che avevano avuto modo di incontrarlo, di lavorarci, di parlarci anche solo per pochi minuti. Lo amavano i suoi amici, lo amava la sua famiglia, a cui vanno ancora oggi, a un mese dalla sua morte, tutta la nostra vicinanza e il nostro affetto. Radio Popolare ha ospitato molte volte Paolo Benvegnù nei propri studi, per interviste, minilive e concerti nell’Auditorium: ogni volta è stata speciale. Per questo, nella notte tra venerdì 31 gennaio e sabato 1 febbraio, Radio Popolare ha realizzato una trasmissione speciale in cui riproporre molte di queste registrazioni d’archivio: da un minilive degli Scisma del 2000 fino all’ultima apparizione di Paolo Benvegnù sulle nostre frequenze, l’11 ottobre 2024; in mezzo, altre interviste, un intero concerto in Auditorium e anche alcuni brani che arrivano da un altro archivio, quello di Radio Città del Capo di Bologna, grazie alla preziosa collaborazione di Francesco Locane. Quasi quattro ore di musica e di parole, tutte per Paolo Benvegnù. Che sarà sempre nei nostri cuori. A cura di Niccolò Vecchia

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