Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Venerdì 11 dicembre 2020

Conte - Strategia Governo

Il racconto della giornata di venerdì 11 dicembre 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia col commento dell’epidemiologo Carlo Lavecchia al premier Giuseppe Conte ormai pronto ad una verifica della maggioranza mentre rimette al Parlamento la decisione di allentare le maglie sugli spostamenti tra i Comuni a Natale. Lo Stato, attraverso Invitalia, entra nel capitale di Arcelor Mittal per gestire la siderurgia in Italia. Addio al regista coreano Kim Ki-duk, scomparso a pochi giorni dal suo 60esimo compleanno. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

L’epidemia rallenta in Italia, ma gli ospedali restano sotto pressione in ben 16 regioni e la curva dei decessi stenta a flettere. Il monitoraggio settimanale dell’istituto superiore fotografa una situazione con luci e ombre. L’RT, l’indice di trasmissibilità del virus, è sotto la soglia critica di uno in 20 delle 21 regioni e province autonome. A livello nazionale nazionale l’RT si attesta sullo 0,82. In base alla classificazione con cui è stata divisa per zone l’Italia, cinque aree restano a rischio alto: Emilia-Romagna, Provincia di Trento, Puglia, Sardegna e Veneto. Solo due hanno rischio basso (Basilicata e Molise), le altre sono a rischio moderato.
I dati di oggi in Italia sono in linea con quelli dell’ultima settimana: i nuovi positivi sono circa 18mila, con un’altra lieve flessione dell’indice di positività. Calano ricoveri e terapie intensive. I decessi restano tanti, 761. Le proiezioni dicono che l’Italia si avvia a diventare il paese con più decessi in europa e anche dal punto di vista del numero di casi in rapporto agli abitanti le cose non vanno meglio. Come mai? Abbiamo chiesto una valutazione all’epidemiologo Carlo Lavecchia:

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Spostamenti tra comuni a Natale, Conte passa la palla al Parlamento

(di Anna Bredice)

Se il Parlamento vuole introdurre qualche eccezione al divieto di spostamenti tra comuni lo può fare ma se ne assume tutta la responsabilità. È il senso delle parole pronunciate da Conte oggi, che apre alla proposta di parte della maggioranza oltre che della opposizione ad allargare le regole sugli spostamenti nei giorni di festa. “Il Parlamento è sovrano e può farlo, assumendosene la responsabilità”, ha detto. Ciò a cui si sta pensando è consentire il passaggio tra comuni piccoli, al di sotto dei cinque mila abitanti e che abbiano una distanza non superiore ai quindici, venti kilometri. Sono le situazioni di difficoltà emerse nei piccoli comuni dovute al divieto di spostamento previste dai decreti per Natale, ma dietro a questo c’è una battaglia politica per indebolire Conte e la gestione considerata troppo personale e accentrata della pandemia. Così la vede ad esempio il ministro Boccia che ha dovuto cercare spesso dei compromessi con le regioni e ora vede il rischio che l’intera impalcatura possa crollare. “Per me non c’è problema a consentire lo spostamento tra comuni vicini, ma se questo serve ad aprire un dibattito politico penso che sia da irresponsabile”, ha detto il ministro Boccia. È la stessa opinione del ministro Speranza, che in qualche modo a commento dei numeri di oggi fa sua anche l’Istituto superiore di sanità, quando lancia l’allarme ancora alto in molti comuni, che può aumentare con nuovi assembramenti. Conte accetta di cambiare, anche se vuole togliere da sé la responsabilità di una terza ondata, è più debole, colpito da quelli che sembrano quasi ultimatum lanciati da Renzi, quasi un dejà vu, con altri protagonisti, che Andrea Orlando del Pd, spesso critico nei confronti del governo, riassume. “Nessun Papeete di Natale, ha detto Orlando, e questa volta, aggiunge, l’alternativa sono solo le elezioni.”

Conte vuole una verifica della maggioranza

(di Michele Migone)

Giuseppe Conte vuole una verifica della maggioranza. “Ci sono istanze molto critiche, dobbiamo capire cosa nascondono, quali obiettivi“. Una frase sibillina che fa comprendere quanto sia ingarbugliato il gioco attorno a lui e ai 200 miliardi dell’Europa. Con attori dentro e fuori dal palazzo che spingono per avere voce in capitolo sulla lista della spesa. Sempre più isolato, il Presidente del Consiglio ha capito che non bastano più generiche concessioni verso una maggiore collegialità sulla gestione dei soldi europei. Teme che non possa bastare una mezza retromarcia sulla cabina di regia, ma che qualcuno (il PD) punti al suo commissariamento o addirittura, come minaccia Renzi, a un cambia alla guida del governo. Il leader di Italia Viva gli ha tirato un altro, pesante siluro. Mentre il premier era Bruxelles, ha rilasciato un’intervista al quotidiano spagnolo El Pais dicendo che è disposto a farlo cadere se Conte non rinuncia ai pieni poteri sui miliardi europei. Il pressing è sempre più forte. Renzi é convinto che se dovesse esserci una crisi di governo non si andrebbe alle urne perché a parte Salvini e Meloni nessuno le vuole. “Una maggioranza si trova sempre” – ha detto. Sa che il Quirinale scioglierebbe le Camere solo se ci fosse un cambio di coalizione di governo. Renzi sta giocando la sua partita e in questo è parzialmente usato dal PD. Il Nazareno invita alla calma il leader di Forza Italia, ma ha un obiettivo simile al suo: un forte rimpasto di governo, metter Conte sotto tutela e gestire i fondi europei con la partecipazione delle parti sociali. Ora Conte dovrà fare le sue mosse, ma lo spazio di manovra è per lui ben stretto.

Caso Regeni, la famiglia di Giulio chiede l’intervento del Governo

Oggi il sindaco di Milano Sala ha appoggiato pubblicamente la richiesta della famiglia Regeni di ritirare l’ambasciatore italiano dall’Egitto. I genitori del ricercatore sono tornati a invocare un intervento del governo dopo la chiusura delle indagini sul caso da parte della procura di Roma. Nelle prossime settimane i magistrati italiani dovrebbero chiedere un processo per quattro membri dei servizi segreti egiziani. Oggi ha parlato anche il Presidente della Camera Roberto Fico, confermando l’interruzione dei rapporti diplomatici fra la sua istituzione e il parlamento del Cairo. Dal governo continuano a non arrivare segnali forti sulla vicenda. Abbiamo chiesto perchè a Vittorio Emanuele Parsi, che insegna relazioni internazionali all’università cattolica di Milano:

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Lo Stato entra nel capitale di Arcelor Mittal

Lo Stato entra nel capitale di Arcelor Mittal per gestire la siderurgia in Italia. Lo fa attraverso la società Invitalia. In una prima fase con una quota del 50% che poi salirà al 60%.
La massima attenzione è ovviamente puntata sullo stabilimento di Taranto. E a Taranto le prime reazioni sono negative, sia da parte del sindaco che dagli ambientalisti di Peacelink.
È un accordo che demanda gli investimenti non inquinanti a un futuro ancora lontano” è in sintesi la critica.
Nel comunicato di Arcelor Mittal si legge tra l’altro che la chiusura della trattativa è legata a una serie di clausole: la revoca dei sequestri penali a Taranto, la modifica del piano ambientale e l’assenza di misure restrittive.
“Per noi è carta straccia” ha dichiarato il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci:

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Addio al regista Kim Ki-duk

(di Barbara Sorrentini)

L’11 dicembre 2020 se ne è andato anche Kim Ki-duk, a pochi giorni dal 20 dicembre giorno in cui avrebbe compiuto 60 anni. Cresciuto fin da piccolo a Seul, costretto ad arruolarsi prestissimo nell’Esercito, si è poi trasferito a Parigi per studiare arte ed elaborare in immagini poetiche la dura esperienza tra i soldati. Amatissimo dai cinefili, il regista sudcoreano è morto in Lettonia dopo una malattia che ha accelerato il suo decorso a causa del coronavirus. Si fece conoscere in Italia nel 2000, alla Mostra del cinema di Venezia, con il film L’isola che impressionò il pubblico lasciando un segno indelebile per la crudezza di alcune immagini che accompagnavano una storia contorta e originalissima. Comunque un film indimenticabile, per i suoi paesaggi esteriori e interiori. Seguirono altri titoli di culto e terrificanti, fino alla sorpresa nel 2003 estasiante, contemplativa e bucolica di Primavera, estate, autunno, inverno… e ancora primavera.
Nel 2004 con un film quasi d’amore Ferro 3 vinse il Leone d’Argento e con La Samaritana l’Orso d’Oro a Berlino. Mentre nel 2012 riceve il Leone d’Oro con La Pietà, film sacrale e molto sofferto, un anno dopo il suo ritorno al cinema con il documentario Arirang, interamente concentrato su sé stesso e sulla sua depressione che lo aveva reso inattivo per tre anni.
Il suo ultimo film è di un paio di anni fa, Il prigioniero coreano, presentato anche questo a Venezia.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Redazione
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    “Di questa infamità vergognosa noi, spettatori spesso indifferenti, siamo del tutto colpevoli”. Sono le parole con cui Dario Fo, dieci anni fa, raccontò la storia di Ion Cazacu, ingegnere romeno immigrato in Italia per lavorare in nero come piastrellista a Gallarate. Ion Cazacu, il 14 marzo del 2000, 25 anni fa, fu cosparso di benzina e bruciato vivo dal suo datore di lavoro. Cosimo Iannece, il padrone, rispose così alle continue richieste di Cazacu di avere una paga dignitosa, un contratto regolare, per sè e per i suoi compagni di lavoro. Cazacu morì il 14 aprile 2000 dopo un mese di agonia per le ustioni gravissime che aveva su tutto il corpo. Iannece alla fine di tutto l’iter processuale fu condannato a 16 anni, dopo che in primo e secondo grado le condanne furono a 30 anni. Della storia di Ion Cazacu, dello sfruttamento schiavistico a cui fu sottoposto, si occuparono negli anni anche Franca Rame e Dario Fo. Florina Cazacu, figlia di Ion, è stata ospite di Pubblica, oggi. Insieme a Fo, Florina Cazacu ha scritto un libro che è anche un atto di denuncia contro lo sfruttamento, le violenze sul lavoro. Il libro si intitola: «Un uomo bruciato vivo. Storia di Ion Cazacu» (Chiarelettere 2015).

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